Leggendo di cose che pure accadono. Ad Haiti, ad esempio, dove una troupe televisiva, fra le tante in giro a catturare immagini, si è fermata al richiamo di un lamento. Spenta la telecamera, cameraman e inviati, di una tv australiana, hanno iniziato a scavare fra i detriti. Hanno scavato con le mani, fino a stringere la mano di una bambina. Accade anche questo, ad Haiti. Davanti al dolore degli altri. Che è anche il titolo di una lunga riflessione di Susan Sontag. Che ci ricorda che da quando furono inventate le macchine fotografiche, la fotografia corteggia la morte. Foto strazianti, di grande impatto emotivo, hanno affollato e affollano il nostro cuore e la nostra memoria. E lo stesso potremmo dire di immagini… Che, come le foto, possono colpirci, ossessionarci, e troppo lo fanno. Ma non ci dicono tutto. Non sono di grande aiuto, se il nostro compito è quello di capire, dice Susan Sontag. Cosa che può fare invece la narrazione. Davanti al dolore degli altri, gli uomini della troupe australiana, si sono fermati. Hanno risparmiato al mondo il frame di una piccola grande ossessione in più. Hanno regalato il racconto di un sospiro d’umanità.