Custu est su bellu compleannu miu
barant’annos de galera est sa fata
mai nenos arribet a cussa data
mellus bos trazet una trulu riu.
Questo è il bel mio compleanno / 40 anni è la galera espiata /mai nessuno arrivi a tale data/ meglio essere portati via da un torbido fiume…
Se mai è possibile scrollarsi di dosso, anche per poco, il pensiero di qualcuno incontrato in carcere quando conosci di cosa è fatto il cammino del suo tempo, quando poi quel qualcuno ha trascorso quasi tutta la sua vita dentro quattro mura, e in regime di Alta sicurezza… pure ci sono momenti in cui il pensiero di quella persona diventa uno strazio infinto, un incubo buio. Come quello in cui mi ha tirato dentro la lettera che questa settimana mi è arrivata da Mario Trudu, ergastolano, da qualche anno confinato in quel di Oristano. Ne parlo spesso, e non posso che riparlarne perché Mario ha raggiunto un traguardo da record. Tremendo record: quarant’anni di carcere.
Buon compleanno Mario! Titola la sua lettera, con l’amara ironia di cui solo lui è capace. Quarant’anni, riuscite a immaginarli? Riuscite a trovarvi un senso? Sia pure per una persona condannata per sequestro di persona… reato “scomparso” da più di un quarto di secolo. Sempre mi chiedo: quale paura di pericolosità tiene ancora ai ceppi quest’uomo? E quale fallimento dello stato se di fatto così dichiara che in quarant’anni non è riuscito ad “educare” persona affidata alle sue “cure”…
“Ah…! Questo mese di maggio dove tutto in natura si rinnova, io lo definirei il mese delle meraviglie, se non fosse che in me rinnova ricordi e realtà bruttissime… sono solo 40 anni di carcere effettivi che ho compiuto, meglio espiato. Gli anni di età posso garantirvi che sono molto di più, sono vicinissimo ai settant’anni… Ma non è tutto questo tempo trascorso nelle patrie galere che può spaventarmi, credo che per mettermi paura ci vorranno ancora infiniti mesi di maggio, a mettermi paura è soltanto l’indifferenza delle “persone” che dovrebbero occuparsi di noi detenuti”.
L’indifferenza… come altro definirla, la burocratica freddezza con la quale è stata respinta la sua domanda di grazia, ad esempio, senza la considerazione di un rigo di motivazione…
Ma Mario Trudu è anche gravemente malato:
“Da lungo tempo sono posseduto da un male cronico, la Sclerodermia ai polmoni, ora è come se facessi parte di quei vecchi mantici che usavano nell’antichità per alimentare il fuoco delle fornaci dei is frailargius (cioè nelle botteghe dei fabbri ferrai), a ogni movimento un po’ brusco che faccio il mio pesante respiro si sente fin da lontano. Da anni la mia terapia è a base di cortisone, non racconto quante fatiche devo affrontare ogni giorno…” e Mario, vi assicuro, è persona che mai si lamenta. Ogni volta che sul suo viso, sulle sue mani livide ho letto tracce di sofferenza, ha sempre fatto un breve cenno con la mano, come a mandar via un piccolo insetto molesto. Come dire “sciocchezze, parliamo di cose serie…”
Peggiorando la malattia, ha presentato richiesta di arresti domiciliari per potersi curare come in carcere non è possibile, da uomo libero, ma… “hanno ritenuto che sono abbastanza forte da poter scontare il carcere all’infinito, stanno portando a termine il loro progetto di farmi morire dentro la cella di un carcere, ma sappiano che aspetterò, affronterò la morte con cuore forte…”
L’indifferenza… “Eppure c’è chi potrebbe, dovrebbe intervenire anche presso il Magistrato di Sorveglianza esponendo e segnalando le particolari situazioni come la mia portata all’estremo della sopportazione psicologica, ma tutti della mia faccenda se ne lavano le mani, è come se fossero tutti discendenti di Pilato che della morte di Gesù se ne lavò le mani…”
E tutti noi ce ne laviamo le mani, mentre nell’indifferenza in carcere ci si ammala e si muore, a ogni età. L’associazione Yairaiha, che molto si occupa di persone sottoposte a limitazione della libertà, spesso ha affrontato e denunciato la mancata applicazione dell’art. 47 ter dell’ordinamento penitenziario, che prevede la sospensione o la modifica della misura detentiva per motivi di salute (e in alcuni casi anche con successo) e nel luglio dell’anno scorso, dopo la sentenza a favore del detenuto-ammalato Marcello Dell’Utri, ha lanciato un appello pubblico per la scarcerazione delle persone gravemente ammalate. L’appello, sottoscritto da migliaia di cittadini, intellettuali e attivisti, è stato inviato a tutte le istituzioni. E’ rimasto lettera morta. L’indifferenza…
Ma no, vedrai, vedrai che ce la farai… rispondo a Mario con le stesse parole che ho scritto per Claudio, altro ergastolano, che nell’ultima lettera mi dice di aver letto di una statistica secondo la quale l’80 per cento degli ergastolani muore in carcere. Prospettiva tremenda per Claudio, che di anni ne ha 48 e trenta di carcerazione già trascorsi. Ma riuscite a trovarvi un senso? Io, per quanto mi interroghi e mi confronti e cerchi di scavare nel bene e nel male, nei pro e nei contro, nelle storie e nella Storia… proprio non ci riesco.
L’indifferenza… rimane la cosa che più fa paura. L’indifferenza che, diceva Shaw, è l’essenza dell’inumanità, il peggior peccato che possiamo commettere contro i nostri simili. E quando in troppi ci si paralizza in questa sorta di “sclerodermia” dell’anima, prima o poi saranno guai per tutti noi, che dell’indifferenza (e non importa a proposito di cosa…) potremmo essere le prossime vittime.
Pensando a Mario, al suo maggio buio, mentre nelle terre sarde intorno fioriscono gli asfodeli, disegnando panorami di una bellezza che soffoca il respiro…
“Non auguratemi Buon Compleanno- conclude la sua lettera-, potrebbe aggiungere iella alla mia infinita sfortuna, e il prossimo anno a maggio potrei trovarmi ancora carcerato …
Custu est su bellu compleannu miu
barant’annos de galera est sa fata
mai nenos arribet a cussa data
mellus bos trazet una trulu riu
Questo è il bel compleanno mio…