Dall’altra riva del buio del carcere.
La storia di Jacques De Deker, cittadino belga detenuto nel carcere San Sebastiano di Sassari. In carcere dal 2006, era malato dal 2008. Cancro al pancreas. E’ morto il 31 marzo. In carcere. Eppure più volte aveva chiesto di potersi curare nel suo paese, con la famiglia vicino e pure il tribunale di sorveglianza aveva dato parere favorevole alla sospensione della condanna a sette anni e quattro mesi che stava scontando. Ma il tribunale ordinario ha disposto la custodia cautelare in carcere per un altro processo in cui era imputato e sembra non intendesse revocarla. Così Jacques De Decker è morto nella sua cella. In Italia, definitivamente lontano da moglie e bambini.
E intanto… una sentenza da tenere d’occhio. Dal sito dell’Aduc: nel febbraio scorso, il Tribunale di Sorveglianza di Venezia ha accolto il ricorso di un detenuto che ha chiesto il differimento della pena detentiva ( pur non avendone i requisiti ai sensi dell’art.147 c.p.) sostanzialmente per il trattamento disumano e degradante in un carcere sovraffollato. Fra l’altro la persona detenuta lamentava di aver vissuto i primi tempi di carcerazione in circa 20 metri quadrati insieme a 9-11 detenuti. Provate a immaginare un po’… una decina di persone in 20 metri quadrati… provate a immedesimarvi un po’… Insomma, un’ordinanza importante contro la disumanità del carcere, che pone anche una fondamentale questione di diritto, mentre il legislatore, si commenta, lascia alla magistratura il compito di occuparsi dell’enorme tragedia che si consuma nelle carceri italiane, nel silenzio e nel disinteresse collettivo…