Un Cristo. In bronzo. Forse appena risorto. Forse già in volo. Inchiodato lassù, a un salto dall’altare. A un passo dalla luce della vetrata. Con le mani e le braccia gentilmente scostate dal corpo, una verso l’alto, l’altra verso il basso, nel gesto di una danza. E la veste allargata a campana. Come dovesse, sulla base rigida di quella veste di metallo, ancorarsi alla terra. Ma la spinta contraria dello spazio cavo della veste rigonfia, è ancora illusione di un volo. Il rigonfio moto immobile di quel Cristo inchiodato al muro, diventa a un tratto il ruotare senza fine di danza di derviscio.