Dal Salotto Culturale di Daniela Domenici, …. volentieri riprendo una sua recensione del libro di Pasquale De Feo…. Cayenne italiane.
“Una decina di giorni fa ho scritto queste parole
Il carcere e la sottoscritta, di Daniela Domenici
la settimana scorsa ho rivisto, dopo alcuni anni, Giuliano Capecchi, fondatore della Pantagruel, che avevo conosciuto ai tempi del mio volontariato in carcere in Sicilia e che mi ha dato una copia di questo libro nel quale lui ha scritto una seconda postfazione dopo quella di Francesca De Carolis. Come vi avevo anticipato nell’altro mio post Pasquale De Feo che è detenuto da ben 33 anni (attualmente è in un carcere sardo), col quale ho mantenuto per qualche tempo una corrispondenza cartacea (che ricomincerò con questa recensione che gli manderò) e che ho anche conosciuto de visu nel carcere di Catanzaro ha chiesto a Giuliano se potesse farmi recapitare questo libro da lui curato perché lo leggessi e gli dessi la risonanza che merita con una mia recensione.
E finalmente il suo libro mi ha raggiunto e mi ha colpito al cuore, (…) mi ha stravolto come spero accada a chiunque deciderà di leggerlo per aprire gli occhi su cosa sia stato veramente il regime di tortura del 41 bis che venne perpetuato nelle due isole di Pianosa e dell’Asinara negli anni dal 1992, quando furono riaperte in seguito agli attentati Falcone e Borsellino, fino al 1997 quando sono state definitivamente chiuse.
Pasquale è riuscito a raccogliere moltissime testimonianze di persone (anche Carmelo Musumeci a cui la manderò e con il quale ricomincerò a corrispondere) che come lui hanno vissuto sulla propria pelle le indicibili, atroci brutalità, fisiche e psicologiche, che più volte al giorno, tutti i giorni, venivano inflitte dagli agenti di polizia penitenziaria per annientare completamente la volontà e distruggere il corpo.
Come dei lager nazisti anche di queste “Cayenne italiane” è nostro dovere parlare per portare alla luce quella negazione di ogni elementare diritto umano che è stata perpetrata a Pianosa e Asinara perché, come scrive De Carolis nella sua postfazione, “…le testimonianze raccolte in queste pagine sono qui a ricordarci quello che di inimmaginabile può accadere, come è accaduto, sull’onda dell’emergenza, nel nostro passato prossimo. Cose, si sottolinea, che nessuno conosce. Cose che se pure se n’è sentita l’eco, forse si preferisce cercare di non sapere…”: ecco, questa mia recensione vuole urlare che invece è tutto vero, è tutto accaduto come ce lo raccontano le persone detenute che hanno voluto mandare la loro testimonianza a Pasquale; ci sono stati dei lager nazisti quarant’anni dopo in Italia e non in regime dittatoriale bensì nella cosiddetta democrazia, in uno stato di diritto che ancora non contempla il reato di tortura, che ha abolito la pena di morte lasciando, però, quella di “morte in vita”, la non vita degli “uomini ombra” come quella di Carmelo, Pasquale e di tanti altri ancora.
Daniela Domenici