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    Califfi d’altri tempi…

    Il miagolio di domenica scorsa…Appunti bislacchi… dopo la conversazione con un amico, ancora stupito per essere sopravvissuto ad un viaggio sotterraneo per andare pochi quartieri più in là in metropolitana… a Roma, e certamente il mio amico non ha la mia “esperienza” in materia, che da anni ho scelto di non usare l’automobile. Pensando dunque, a tutte le persone che lì si incrociano, per le quali la giornata inizia partendo, ad esempio, dai paesi nei dintorni, perché costa meno abitarvi, alzandosi alle quattro del mattino, perché così è se vuoi arrivare in tempo al lavoro nella capitale e devi affidarti al disastro dei trasporti regionali… e arrivi allo scambio di Termini che già non hai la forza per farti largo nella calca inverosimile delle 8 del mattino… e già non sopporti più nessuno…

    Attraversati questi inferni all’andata e al ritorno, la sera torni comunque a casa soddisfatto di essere ancora vivo, e, soprattutto, con un enorme bagaglio di conoscenze, oltre che sulle tattiche di sopravvivenza metropolitana, su quel che non funziona, su quel che funziona… sui bisogni, sui desideri, della “gente comune”. (…)Aggettivo, quel “comune”, appioppato alle persone ( a tutte le altre per carità perché noi non ci riguarda…) che mi ha sempre irritato e adesso so perché. Perché non è per niente comune il destreggiarsi nella vita di chi la vita deve conquistarsela attimo per attimo. Ci vogliono grande pazienza, grande forza, capacità d’incassare colpi su colpi…

    Poi accade che, per inerzia, accendi la Tv e ascolti chi ci governa o chi per lui… insomma l’ordinario spettacolo di dibattiti e news. L’effetto è spesso surreale, divertente, se non ci fosse da avvilirsi. E allora ti chiedi:  ma questi, hanno mai preso una metropolitana? Hanno mai fatto la fila a una posta? Gli è mai capitato di saltare una vacanza, di dover scegliere se fare un figlio o lavorare, se andare dal parrucchiere o comprare un biglietto per il teatro… Sideralmente lontani dalla vita delle persone “comuni”.

    Tornando al mio amico sopravvissuto al viaggio in metropolitana… bèh lui che è uomo di letture per nulla scontate, un suggerimento l’avrebbe, per chi ci ammansisce dagli schermi. “Dovrebbero prendere esempio, mi ha detto, da antichi sovrani, di ben altre e più alte virtù, d’altra saggezza. Il califfo di Bagdad, ad esempio…”

    Non avendo tanti libri di storia, ma molti di racconti, sono andata a frugare nelle “Mille e una notte”. Perché è vero che tra i racconti arabo persiani ce ne sono molti che attingono a fonti lontane e leggendarie, ma molti, soprattutto se di origine egiziana o bagdadiense ( si dice cosi?) sembrano alimentarsi della vita quotidiana del tempo dei califfati. E sono racconti di vita quotidiana nei quali  fra la folla dei vicoli e dei suk compaiono personaggi storici, come il califfo Harùn al- Rashid, il gran visir Giafar al –Barmaki, il porta-spada al Mussrur… Perché questo davvero accadeva.

    Il califfo del Cairo, Baibars, ricordano gli studiosi, convocava spesso i suoi capitani di polizia per ascoltare i loro resoconti su quel che vedevano fra la gente. Il califfo di Bagdad, addirittura, amava passeggiare fra la folla travestito da mercante, e diceva di apprendere così molti insegnamenti utili al buon governo, più che non ascoltando i rapporti dei suoi funzionari. Insomma, scendere fra la gente, per capire, immedesimarsi, per coglierne sussurri e grida…

    Lasciando svaporare il profumo delle Mille e una notte, avvicinandoci ai nostri tempi… Ricordo di aver letto, e la cosa mi colpì molto, che l’attuale re di Giordania, ʿAbd Allāh II,  quando seppe che sarebbe diventato sovrano del suo paese, lui che aveva studiato in Occidente,  rientrato definitivamente in Giordania, seguì l’esempio dell’antico Califfo. Si aggirava travestito fra la folla per ascoltare, conoscere, capire…

    Certo, mi ha fatto riflettere sempre il mio amico pensando al Califfo di Bagdad, più facile per loro mimetizzarsi. I sovrani di un tempo erano icone del potere, immagini lontane, inavvicinabili… Ve li immaginate i nostri governanti travestiti da venditore ambulante? O da autista di tram, o da signora al bancone di un mercato… I loro volti, scannerizzati cellula dopo cellula sui teleschermi, replicati minuto per minuto fino alla nausea per la gioia della macchina mediatica…  giusto un burka, forse, potrebbe renderli non riconoscibili. Ma questo solleverebbe problemi di altro tipo…

    Il mio amico, che di fantasia sembra averne più di me, e la cosa a volte mi irrita, dice che questa sarebbe una bella sfida per chi volesse cimentarsi nel mestiere di truccatore…

    Per ora, però, purtroppo, mi sembra che di “trucchi” se ne faccia comunque uso, ma piuttosto in senso opposto. Per farsi piuttosto vedere e, come dire, “truccando le carte”…

    Accendendo la tv. Una sera ad ascoltare personaggi “pubblici” dibattere. Notando  ritocchi e ritocchini ai quali in sempre più affidano la loro immagine. Guardando i visi e le labbra paffutelle e i capelli tinti di signore non più ventenni (e nemmeno quarantenni o cinquantenni, a volte.., ma va bèh che siamo donne…), e le chiome brunite di giovanotti diciamo pure d’altri tempi, senza un filo di grigio…

    Insomma, mascheramenti, sì, ma per fare mostra dell’immagine artefatta di sé. Per distinguersi e non certo per confondersi, per carità, con la “gente comune”, di cui sussurri e grida arrivano come  un’eco sempre più flebile…

    Domanda stupida. Ma avranno mai preso, prenderanno mai, una metropolitana alle 8 del mattino? O della sera, che fa lo stesso…

     

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