Ancora in tempo per gli auguri di buon anno. Con le parole di un ergastolano, Carmelo Musumeci, che dal carcere di Spoleto, spesso su queste pagine si affaccia.
Buon anno ai prigionieri e a tutti i prigionieri di se stessi;
buon anno agli uomini in nero del ministero d’ingiustizia che gestiscono le persone senza essere persone;
buon anno ai giudici che pretendono di giudicare senza essere giudicati;
buon anno a tutti gli innocenti, pure ai colpevoli e a quei colpevoli di essere innocenti;
buon anno alle guardie carcerarie sperando che si ricordino che per gestire le persone bisogna essere persone;
buon anno ai forcaioli purchè si ricordino che il carcere è come un’autostrada e ci potrebbero passare pure loro;
buon anno a quelli che sono morti per essere vivi ed a quelli che tentano di essere vivi per non morire;
buon anno a quelli che non sono buoni per andare in paradiso e ai cattivi che non hanno paura di andare all’inferno;
buon anno a tutti quelli che soffrono, piangono, ridono e sono felici, ai pazzi ed ai normali che fanno i pazzi per non impazzire;
buon anno a quelli che hanno speranza, a quelli che l’hanno persa e a quelli che si illudono e sognano e a quelli che non reggono il peso della prigione e della sofferenza;
buon anno a tutti i prigionieri del mondo, pure a quelli di Guantanamo;
buon anno a tutti quelli che si sono tolti la vita in carcere;
buon anno a quelli che si sentono piccoli perché solo così si può essere grandi;
buon anno a quelli che credono che la verità non è che un aspetto della verità;
buon anno a quelli che credono che il giudizio per essere giusto dovrebbe tener conto non soltanto del male che uno ha fatto ma anche del bene che farà, non solo della sua capacità di delinquere ma anche della sua capacità di redimersi;
buon anno a quelli che sono solo ciò che sono, che non si piegano alle ingiustizie e non si rassegnano;
buon anno anche ai deboli che sono forti perché non lo nascondono;
buon anno a quelli che fanno il male così pienamente e allegramente come quando devono punire i prigionieri;
buon anno a tutte le vittime dei prigionieri e quindi ai prigionieri vittime di se stessi e della società;
buon anno ai nostri aguzzini che non ci fanno capire dove abbiamo sbagliato ma ci puniscono solo perché abbiamo sbagliato;
buon anno a quelli che capiscano la giustizia vivendo l’ingiustizia fra le mura di un carcere;
buon anno a tutti i prigionieri che pure in catene pensano da uomini liberi;
buon anno anche a dio sperando che la smetta di essere dio;
buon anno ai deboli, ai derelitti, agli ultimi e ai potenti, ai poveri, ai ricchi che sono poveri, a tutti noi che siamo, a quelli che non ci sono più.
Carmelo Musumeci
Insomma, buon anno a tutti