Sarà perché di questi giorni che ancora corrono verso il buio inizia a crescere dentro di noi il desiderio di luce, e con inquieta attesa si inizia a sbirciare l’arrivo dell’alba… sembra arrivare non a caso un racconto che sa di luce: “Ausone all’Alba del Sole”.
L’ultimo regalo di Anna Rita Persechino che da sempre insegue i miti, le leggende, le fiabe della sua terra, e li trasforma in lievi narrazioni, affollate di volti e nomi della tradizione delle terre del basso Lazio.
Ausone, che nella mitologia è figlio di Ulisse e, ricorda Pasquale Giustiniani nella prefazione, come suo padre è in cerca della rotta della sua vita, qui diventa figlio della Madre dei Venti e di un Vecchio Saggio che lo attende “all’Alba del Sole”.
I miti, le leggende… sono patrimonio di tutti, di voce in voce si trasmettono, si trasformano, ci vengono restituiti da chi ne risale, a ritroso, il percorso.
Nel racconto di Anna Rita Persechino, Ausone è un giovane principe, che prima di trovare la propria strada sbanda un po’ e perde tutto quello che ha, persino il suo regno, giocando ai dadi… Sarà un vecchio saggio, nel quale riconoscerà poi il proprio padre morale, ad aiutarlo e a invitarlo a cercare il luogo dell’Alba del Sole, dove gli dà appuntamento. Sì, proprio lì, ai confini del mondo… Naturalmente non sarà cosa facile, Ausone non conosce la strada e i nemici sono sempre in agguato. E’ lo spirito della madre, per lui la Madre dei Venti, che lo aiuta nel cammino che è, come sempre nelle fiabe, il cammino della crescita, l’avviarsi verso la maturità. E “sento che è da qui, da questa nuova alba, che bisogna ripartire senza timore…”, capisce alla fine Ausone.
Già, l’Alba. Che culmina con l’aurora, che ogni mattino ritorna simbolo di tutte le promesse e di tutte le possibilità, simbolo della vittoria sul mondo delle tenebre.
Leggendo leggendo si attraversano luoghi, il cui richiamo è accompagnato dai colori delle illustrazioni di Rosy Meli. La costa, fra i monti e il mare del basso Lazio, dove è la torre della Madre dei Venti, la terra di Circe, lo scoglio nel mare dove infine Ausone approda e incontra il vecchio saggio, il Padre…
E sembra di vederla muoversi fra quelle sue amate terre, Anna Rita… che nel suo lavoro di ricerca e di “scavo” ha incontrato voci e ha saputo riconoscerle e ascoltarle, voci che altrimenti si sarebbero perse. Non a caso il libro si apre con un ringraziamento per Immacolata, Immacolata Sinapi. Che adesso non c’è più, e che con i suoi racconti, i suoi ricordi antichi, ha ispirato questa storia. E noi ringraziamo Annarita per il dono di questo anticipo di luce.
E la luce è una costante, mi sembra, del suo lavoro.
Pensando a “L’alba delle ciliegie”, dove canta “nelle notti delle ciliegie le lucciole accese si levano in volo, baciano i frutti, i sogni, la terra. Un mare dorato ondeggia nei campi…”; pensando alle notti di “Aspettando gli Avi”, manifestazione che ha ideato, e che è attesa della luce della memoria; pensando a “Morus alba”, il racconto dei gelsi che nelle antiche masserie aurunche sembrano donare al luogo che abitano “una identità, una voce, una luce”.
Il racconto del viaggio di Ausone è solo l’ultima tappa di un percorso che parte da lontano e che sappiamo continuerà, conoscendo la passione e l’impegno messo nello studio e nella trasmissione di memorie e storie.
Immagino che tutto questo Anna Rita Persechino, che è insegnante di scuola primaria, sappia ben trasferirlo ai suoi bambini. E, da quando la conosco, ho sempre pensato, e penso di averglielo anche detto, che deve essere davvero bello averla come maestra. Di quelle che nella vita poi non si dimenticano più.