“Si narra che la notte dei santi tutti i morti escono in processione. Noi viventi per vederli possiamo accendere un cero in loro rispetto alla finestra o al balcone. Chi vuole può persino invitarli a cena imbandendo la tavola con ogni ben di dio fino all’indomani. I morti ritornano con le loro animelle sotto forma di palombelle dai colori e dalle forme indistinguibili tra l’umano e il divino”… Lo racconta, e davvero con tutta l’anima ci crede, Annarita Persechino. E noi che come lei ne siamo convinti, salutiamo con piacere e riconoscenza l’appuntamento che anche quest’anno ci propone…
A Minturno. Aspettando gli avi… un viaggio attraverso leggende, miti, poesie e canti della tradizione aurunca. Per ricordare che dovremmo curare tutti meglio il rapporto con le nostre tradizioni. Ognuno tenendo vivo il fuoco di quelle che sono l’anima della propria terra.
Annarita Persechino lo fa invitandoci a celebrare ancora una “notte degli avi”, quest’anno alla sua ottava edizione, una serata nella luce… “nella tradizione aurunca del tempo che fu”, un progetto di luce e luci… per non dimenticare tradizioni e riti di un tempo in cui c’era sempre un momento per ricordare chi non c’è più, e con affetto e riconoscenza davvero si “festeggiavano i morti”.
Anche quest’anno un incontro fra musica e parole… che si apre con l’invito di Annarita ad accendere, la sera del primo novembre, un lume per guidare gli avi nel cammino per venirci incontro… in questo autunno “d’argento sui meli/di rame sulle noci/di bronzo sul nespolo/ Autunno d’oro sui pioppi…”, e che si snocciolerà nel corso della serata con interventi dello scrittore Plinio Perilli, del maestro Pietro Mannone, del soprano Lucia Zonfrilli, e le letture, insieme ad Annarita Persechino, di Emilia Alicandro.
Vedrete, alla fine, gli avi, così invocati… “ tra i colori dolcemente arriveranno/ e gusteranno/ un frutto”…
Arriveranno, ne siamo sicuri, sul palcoscenico allestito negli spazi della Cattedrale di San Pietro Apostolo e delle Catacombe Congrega del S. Rosario. E sarà una sorpresa per tutti…
L’appuntamento, dunque, è per la sera del primo novembre, a Minturno…
Per un viaggio nel ricordo degli avi… che un ponte con il mondo dei vivi sempre lo tengono aperto… O forse meglio, siamo noi che questo varco dovremmo imparare a tenerlo sempre aperto… perché “l’uomo mortale non ha che questo d’immortale. Il ricordo che porta e il ricordo che lascia”, come nelle sue parole d’addio ci ha insegnato Pavese.
E neppure negli altri giorni di tutto il tempo della nostra vita dovremmo dimenticare che le falene, “le palombelle dai colori e dalle forme indistinguibili tra l’umano e il divino” sotto la cui forma le animelle dei morti tornano tra noi… vivono nei nostri giardini, nelle stanze delle nostre case… “ si alzano in volo e si posano nei posti più impensati, per vivere accanto a noi senza che ce ne accorgiamo”.
E quando le scorgiamo, si raccomanda Annarita, “dobbiamo lasciarle libere, senza mandarle via”…