Paolo Rausa ci regala ancora racconti e conoscenza, di cui sono immensamente grata. Come sempre… ascoltate:
“Tessere e intessere, la nostra vita, le trame. Manualità e immaginazione. Il progetto è pensiero ma anche azione per realizzarlo. Questo ci raccontano le storie. Le Mille e una notte. Sherazade che riscatta la sua vita e quella delle altre donne immolate al potere del califfo. Ma fino a quando la trama continuerà a svolgersi, come quella di Penelope, la nostra vita intesserà. La metafora del filo ci porta a salvazione, vedi Arianna, così come le Parche (Clòto, Làchesi e Àtropo) che presiedono al destino dell’uomo. Fila la lana, fila i tuoi giorni, illuditi ancora che lui ritorni… Così De André. Le Parche filano il filo della vita, dispensano i destini, assegnandocene uno ad ognuno di noi stabilendo anche la durata e, inesorabili, tagliano il filo della vita al momento stabilito. Le loro decisioni sono immutabili: neppure Zeus può protrarre il tempo, forse sospenderle per un periodo breve… Il tempo di uno sguardo di desiderio, di un sorriso, dell’amore… Come possiamo disporre individualmente della terra, delle sue ricchezze se non ci appartengono?
Capriolo Zoppo lo scrisse al Presidente degli Stati Uniti Franklin Pirce, nel 1854.
Grande Capo che stai a Washington, tu ci mandi a dire che vuoi comprare la nostra terra. Noi non possiamo opporci, perché sappiamo che se non venderemo l’uomo bianco potrebbe venire con i fucili a prendere la nostra terra. Ma come potete comprare o vendere il cielo, il colore della terra? Noi non siamo proprietari della freschezza dell’aria o dello scintillio dell’acqua: come potete comprarli da noi? Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi oscuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nella esperienza del mio popolo. La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell’uomo rosso. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo e l’aquila sono nostri fratelli.’
Infine la dea Atena decide di punire Aracne che l’ha sfidata, per atterrare la sua ὕβρις: “Simili al ragno gli uomini tessono intorno a sé una ragnatela di pregiudizi storici, di vanaglorie nazionali, di alterati modi di vivere… ” Paolo Rausa