Leggendo, e scoprendo, lettere e articoli scritti da Pasolini, prima e a proposito della realizzazione del suo film sulla vita di Cristo. Il Vangelo secondo Matteo. Di cui ancora rimangono, impossibili da dimenticare, gli occhi scuri di quel Gesù come riflesso negli occhi di Matteo, la violenza antica dei paesaggi, i tanti figli intorno a Maria. Ancora una volta parole folgoranti, dell’ultimo profeta del nostro tempo. Troppo pericolose perché ancora vivesse. Troppo vere, per essere sopportabili. Ancora oggi, guardandosi intorno. Da Il Giorno del 6 marzo 1963, ad esempio: “…nulla mi pare più contrario al mondo moderno di quella figura: di quel Cristo mite nel cuore, ma “mai” nella ragione, che non desiste per un attimo dalla propria terribile libertà come volontà di verifica continua nella propria religione, come disprezzo continuo per la contraddizione e lo scandalo….. La figura di Cristo dovrebbe avere, alla fine, la stessa violenza di una resistenza: qualcosa che contraddica radicalmente la vita come si sta configurando all’uomo moderno, la sua grigia orgia di cinismo, ironia, brutalità pratica, compromesso, conformismo, glorificazione della propria identità nei connotati della massa, odio per ogni diversità, rancore teologico senza religione”. Grigia orgia di cinismo… compromesso… rancore teologico senza religione (atei devoti?)… odio per ogni diversità… Guardandosi intorno…
Pier Paolo Pasolini, una carica di vitalità da Apocalissi, Ventidue modi di leggere la Bibbia, Isbn Edizioni