Ed eccolo, il Millelire per sempre degli ex ragazzi di Casale san Nicola … un libretto, per ora formato ebook ( http://www.stradebianchelibri.com/aiwa.html ) coloratissimo dei loro disegni e dei loro sogni… I ragazzi ce li presenta Daniela Morandini… poi la bella prefazione di Alberto Gozzi (gruppo ’63 per intenderci)
“Sono entrata nel centro di accoglienza di casale san Nicola, a Roma, nel 2015, dopo gli scontri tra polizia e Casapound. Ho lasciato fuori la penna da giornalista e ho preso quella della maestra di italiano. Non ho mai chiesto nulla di guerre, deserti, torture, naufragi… Ma mi hanno raccontato…
Sono ragazzi del Gambia, Senegal, Mali, Eritrea, Somalia: hanno più o meno vent’anni, dicono sempre Aiwa! che, in arabo, vuol dire, andiamo avanti. Piano piano, hanno ridato forma, in italiano, alle fiabe del Mali. Alle canzoni di Mogadiscio. Alla protesta contro la dittatura di Yahya Jammeh. E i loro disegni di case, madri, baobab, si sono intrecciati alle parole. Ma,dopo Natale, mi è arrivato un sms: “ Scusa maestra, non possiamo venire, perché ci trasferiscono in un altro campo”.E così, la legge dell’accoglienza, che non guarda in faccia nessuno, li ha divisi . Eppure Noradin, Ibrahim, Mebrahtom, Abdoulie, Aliou, Karamo e Yusuf continuano a fare disegni e a mandarmeli con il cellulare.
Aiwa! Siamo andati avanti e, un po’ ammaccati, siamo arrivati fin qui. E questo non è un libro d’arte. Sono pagine sporche, piene di sabbia. Ma con il cuore a colori.
Daniela Morandini
Ne Il mondo nuovo, pubblicato nel 1932, Aldous Huxley proietta il nostro pianeta nel lontano 2540 e racconta di come la Terra sia rigidamente governata da dieci “controllori”: la società è tenuta sotto controllo tramite pratiche scientifiche che vanno dall’indottrinamento psicologico alla selezione eugenetica della razza umana. Mancano più di cinquecento anni alla data fatidica preconizzata da Huxley, ma possiamo dire di essere già a buon punto, se già oggi l’1% della popolazione mondiale detiene più ricchezza del restante 99%. Fra i poveri, esistono, naturalmente, i più poveri, e fra i più poveri ci sono anche quelli che riescono a trasformare la disperazione in speranza e a immaginare un mondo nuovo, meno negativo di quello costruito dalla fantasia di Huxley. Noradin, Ibrahim, Mebrahtom, Karamo, Abdoulie, Aliou e Yusuf sono approdati al mondo che avevano immaginato: è il nostro, quello in cui oggi ci troviamo insieme, noi e loro, e hanno incominciato a decifrarlo disegnandolo. Ma ogni viaggiatore, per quanto impegnato nella scoperta del Nuovo (nuova lingua, nuovi volti, nuove abitudini), porta dentro di sé le immagini del mondo che ha lasciato; i loro disegni rappresentano con chiarezza – e mi sento di dire anche: con una creatività gioiosa – il senso di un racconto che si sviluppa lungo due binari paralleli: su uno, le maschere, la teoria delle madri con i bambini fissati sulla schiena, il guerriero stilizzato con scudo e lancia; sull’altro, la nuova casa (sormontata da una tromba e da un albero), la vaccinazione, con un ragazzino che guarda perplesso (ma non impaurito, direi), la doccia, il letto… E ovunque i colori che riempiono ogni campo; le sfumature sono rare, prevale la necessità di essere nitidi e immediati. È un discorso schietto e diretto, quello dei colori; tocca a noi interpretarlo – e non è difficile, basta saper ascoltare.
Alberto Gozzi