E grazie a Vittorio da Rios, che ci manda le sue riflessioni dopo aver letto delle nostre, a proposito della terribile condizione in cui Bruno è costretto…
Innanzi tutto un grazie di cuore e profonda gratitudine a Francesca e Peppe per questa loro “conversazione” sulla storia di Bruno che da 16 anni ha le mani legare, il volto coperto da una maschera. Una assurda quanto inconcepibile non “Vita”. Ci si chiede ma è mai possibile arrivare a tanto? Ma cos’è il Picacismo, come si manifesta e come porvi rimedio quando ciò sia possibile? Il picacismo, anche denominato allotriofagia o, più semplicemente, pica, è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato dall’ingestione continuata nel tempo di sostanze non nutritive. La Treccani dà questa definizione: picacismo s. m. der. di pica, per l’abitudine che hanno le gazze di alimentarsi indiscriminatamente di ciò che trovano]. – Nel linguaggio medico, alterazione del senso del gusto (detta anche pica) […] per cui si desidera mangiare sostanze normalmente non commestibili o anche disgustose (terra, carbone, ecc.); è presente in alcune malattie nervose e talora durante la gravidanza.
Ora da come documentato da Francesca e Peppe, nel raccontare la dolorosissima vicenda umana di Bruno non possiamo non porci delle domande e produrre alcune doverose riflessioni. La prima dentro il paradigma della “Conoscenza” istituita sopra una rappresentazione dell’esperienza e delle scoperte per lenire simili sofferenze e patologie che riguardano le stesse strutture celebrali e neurologiche che determinano in ogni soggetto comportamenti e forme di agire che la cultura ufficiale ed egemone definisce “normali”. E dentro questo paradigma secolarizzato, un settore dell’epistemologia contemporanea cerca nella evoluzione biologica a un tempo il principio di una “continuità” fra ricettività della sensibilità e spontaneità fonte di conoscenza creatrice dell’intelletto e, in termini più generali, il principio di un necessario adeguamento dei dispositivi conoscitivi e dei loro oggetti di indagini conoscitive. E lo sviluppo del metodo cosi detto analitico in biologia, conseguente a una serie di processi evolutivi e rivoluzioni concettuali che hanno permesso di definire un livello pertinente minimo a partire dal quale diventa assai sensato cercare di comprendere la natura delle “leggi biologiche che governano la nostra vita.
Poi vi è il fondamentale paradigma che riguarda la “Giustizia” ” Consuetudine, Diritto, Giustizia, Istituzione, Responsabilità. In senso generale la “Giustizia” quindi sociale, economica, la giustizia uguale per tutti innanzi alla legge. E poi la “Giustizia” da praticare innanzi a vite come quella di Bruno assai ardua e impegnativa per tentare di renderla tale. Mi sono chiesto leggendo quanto scritto da Francesca e Peppe su Bruno, riflettendo sulle mie esperienze assai impegnative di natura ” Neurologica e Neurochirurgica poi, che mi portarono a non riuscire a camminare per alcuni anni, per effetto della forte tensione spastica da ipertonia muscolare dovuta a una forte compressione midollare a livello dorsale, che comprimeva dall’interno per metà il midollo spinale. Pur su un quadro patologico diverso mi sono immedesimato di quali sofferenze inimmaginabili da molti anni quest’uomo stia patendo. E mi chiedo quale giustizia si può donare a Bruno a prescindere quale sia la sua anamnesi di cui non siamo a conoscenza.
Processo oramai irreversibile? Destinato questa creatura a una non vita fino alla morte? E non sarebbe forse opportuno “liberarlo” come si chiede Francesca totalmente, e lasciarlo che si cibi di quanto necessita e lo condiziona la sua patologia anche se ciò le sarebbe fatale? E come non andare con il pensiero alle moltitudine di donne e uomini che vivono oggi non vite, e provati da patimenti immani e da varie forme biologiche e da patologie varie del sistema celebrale, le varie forme che condizionano la vita di milioni di esseri umani, si pensi per esempio al Parkinson patologia in grande espansione con età decrescente per età di soggetti colpiti, come lo stesso Alzheimer, l’Ictus, le degenerazioni patologiche che riguardano il midollo come la sclerosi multipla e a placche, e forme tumorali sempre più frequenti e aggressive che portano a morte soggetti sempre più giovani…
Non sarà il caso che si inizi a dare centralità “totale” alla questione sanitaria quindi alla salute delle cittadine e cittadini rivedendo radicalmente le strutture formative di medici e specialisti come la gestione di nosocomi e ospedali non tanto dentro una esclusiva logica “di pareggio di Bilancio” ma bensì come un servizio fondamentale come previsto del resto dalla Costituzione alla tutela e cura della salute dei membri della nostra Repubblica, dotandolo con gli strumenti economici-finanziari adeguati. Riflettiamo poiché questo settore della vita umana in tutte le sue articolazioni ci riguarda tutti indistintamente, pensando alla storia di Bruno e ai tanti come lui, come dovere morale quanto etico-civile. Un grazie infinite a Francesca e a Peppe che sappiamo essere stato allievo e collaboratore e tra i maggiori eredi del pensiero e l’opera di Basaglia. Un caro saluto.
Vittorio