Vittorio da Rios, ci regala questa sua attenta riflessione: “Leggendo queste stupende righe di Francesca che ne è una conferma delle sue preziosissime e lucide analisi dentro ” le odierne tribolazioni umane”, e sempre le saremmo debitori quanto riconoscenti… la memoria mi è corsa a un capolavoro per certi versi unico: MARTHA GELLHORN Il volto della guerra. Cinquant’anni al fronte: dalla guerra di Spagna al Salvador. Un libro bellicosamente pacifista. Colpisce la narrazione di Martha a riguardo di Dachau appena liberata. “Eravamo giunti al forno crematorio. ‘Si ripari il naso con un fazzoletto’ fu il consiglio della guida. All’improvviso ci trovammo di fronte i cadaveri delle vittime, uno spettacolo sconvolgente, difficile credere ai propri occhi. Erano dappertutto. Mucchi e mucchi di cadaveri nella sala del forno, corpi che le SS non avevano avuto il tempo di bruciare. Mucchi davanti alla porta e lungo le pareti dell’edificio. Erano tutti nudi, e alle spalle del crematorio erano stati ordinatamente impilati gli indumenti laceri e stracciati: camicie, giacche, pantaloni, scarpe, tutta roba che aspettava di essere sterilizzata e riciclata. Era evidente che ai vestiti riservavano un trattamento migliore; i cadaveri erano stati scaricati come immondizia, lasciati marcire al sole, giallastri mucchi di ossa, e ossa che spiccavano enormi, senza un filo di carne a rivestirle, ossa mostruose, tremende, sofferenti, e un insopportabile tanfo di morte”. “Oramai, aggiunge Martha, abbiamo visto di tutto, abbiamo visto troppe guerre e troppe morte violente; abbiamo visto gli ospedali, insanguinati e trasandati come macellerie; abbiamo visto i morti raggomitolati nelle strade del mondo intero. Ma in nessun luogo, mai, avevamo assistito a nulla del genere. Nessuna guerra aveva mai conosciuto una follia tanto perversa come questi morti senza nome, affamati e oltraggiati spogliati di tutto. Alle spalle del forno, vicinissime, erano state costruite grandi, moderne, magnifiche serre. Lì i prigionieri coltivavano i fiori prediletti dagli ufficiali delle SS. A fianco delle serre floreali c’erano quelle vegetali, serre fertili e ricche dove i prigionieri coltivavano cibi pieni di vitamine destinati a tenere in perfetta forma le SS., Di fronte al crematorio, separato soltanto da un tratto di giardino, si ergeva una fila di case spaziose e ben costruite. Ci abitavano le famiglie delle SS, e mentre moglie e figli se la passavano felicemente, dai comignoli del forno si innalzavano incessanti fumate grevi di ceneri umane”. Rileva Martha: “I soldati che incontrai in Vietnam e quelli che avevo avuto modo di conoscere durante la seconda guerra mondiale, avrebbero potuto tranquillamente provenire da due paesi diversi. Forse è proprio questo il criterio che può distinguere una guerra giusta da una ingiusta. I veterani del Vietnam sentivano profondamente e amaramente che li si stava incolpando di aver combattuto una lurida guerra terminata nella sconfitta. Ma la colpa non era loro: i leader avrebbero dovuti essere giudicati, coloro che avevano guidato le truppe verso il male e la catastrofe”.
Insomma come rileva nel suo capolavoro Martha l’ominide come a me piace definirci non ha che costruito manufatti per dominare rapinare assassinare l’altro. Noi tribù bianca quante colpe portiamo? E i responsabili istituzionali ed economici che in questi secoli e decenni ci hanno governato, costruendo immani catastrofi umanitarie come quelle odierne sono mai stati chiamati in giudizio? Il tribunale dell’Aia a cosa è servito in realtà fino ad oggi? E le nostre democrazie come possono permettere di assistere a immagini come quelle che ci è dato vedere dalla Ex Jugoslavia, da Lesbo, dall’Africa, dall’America Latina, dall’Asia, ecc. ecc. Centinaia di migliaia, milioni di creature che vivono non vite. Corpi ischeletriti dalla fame, mentre per opposto obesità che crea non pochi problemi alla salute di milioni di bambini che di questa patologia soffrono. Eccesso e irrazionale uso di cibo, mutazioni genetiche, riduzione delle capacità di resistenza del sistema immunitario a patologie nuove, e vecchie sempre più aggressive che prendono fasce sempre più giovani di persone. Stiamo entrando nella fase definitiva dell’era catastrofale, sarà opportuno iniziare a prenderne atto. Tutto sommato ancora noi piccola minoranza circa un miliardo di popolazione vive bene con agi e ricchezze a volte notevoli sproporzionate eccessive, ma tutto questo può finire, o comunque essere radicalmente modificato. L’enorme massa degli esclusi e sono miliardi bussano alle nostre porte, e chiedono di partecipare al banchetto del consumo con noi. Ma noi chiudiamo la porta e rispondiamo con arroganza: Questa è casa nostra! Ma loro ribussano e ci fanno presente che è anche casa loro. Il pianeta è casa di tutti ci fanno presente. E allora come la mettiamo noi tribù bianca? Il dominio sul mondo da parte dell’occidente è terminato. E per fortuna! Noi abbiamo avuto e ancora l’abbiamo la presunzione di essere il centro del mondo. Di essere la civiltà, l’unica democratica da esportare e imporre, a prescindere i strumenti adottati, quasi sempre violenti e genocidari. Tutto questo è oramai al capolinea che ci piaccia o no, è la salvezza dello stesso pianeta e quindi dell’uomo a imporcelo. Il potere economico e politico “la geopolitica” è radicalmente cambiata. Cina, India, Russia che con il continente Africano tra poco tempo rappresenterà qualcosa come circa 5 miliardi di creature umane, per dare un’idea delle modificazione a riguardo della popolazione. la Cina è attualmente la prima potenza economica al mondo, se si ferma l’economia cinese crolla il sistema economico mondiale. Era pensabile tutto questo qualche decennio fa? No di certo! Ma l’umanità ha drammatiche realtà come quelle descritte da Francesca. Vi sono centinaia e centinaia di milioni di donne, uomini, bambini, adolescenti che vivono in baraccopoli dove manca di tutto. Possiamo tollerare tutto questo ancora per molto? Le cifre a dimostrare delle drammatiche sperequazioni sociali sono enormi quanto spaventose, come rimediare in un quadro di cosi radicali cambiamenti a una situazione del genere? L’urgenza di creare una classe dirigente di alto sapere filosofico-scientifico a livello planetario che sappia gestire la molteplicità degli interessi tra Stato e Stato, delle culture diverse intese come patrimonio arricchente non divisivo, un sistema che sia in grado sia di prevenire tragedie come quelle odierne, ma soprattutto intervenire con tempestività la dove dovessero manifestarsi. O l’umanità tutta si organizza diversamente, dentro la civiltà nuova del diritto fondamentale al diritto alla vita su scala planetaria, o tutti andremmo irreversibilmente verso catastrofe globale. Un grazie infinite a Francesca. Un caro saluto. Vittorio da Rios