A proposito di vecchiaia.. la riflessione sempre attenta di Vittorio da Rios:
“Chissà per quale immediata colleganza leggendo ” le prigioni della nostra vecchiaia” di Francesca, mi è corso il pensiero a Giordano Bruno al suo capolavoro “de l’universo e mondi” dove il nolano si chiede: può l’infinito creatore del tutto e amore totale, aver creato il finito? E da questo assioma fondativo del Bruno sulla discutibile perfezione dell’agire del Creatore sono nati paradigmi consolatori e ritualità religiose. Noi siamo creature “biologicamente” finite, nasciamo e moriamo. Infanzia, gioventù, maturità, poi il declino fisico e psichico. determinato da varie forme degenerative del sistema neurologico centrale e periferico. e la vecchiaia con tutto ciò che comporta. Dolore, spesso abbandono e solitudine. Da un lato la nostra irrimediabile finitezza biologica, dall’altro con le scoperte medico scientifiche e farmacologiche si tende a procrastinare la vita verso una utopica immortalità. Ma come è cambiato il vivere oggi e come lo sarà tra qualche decennio la fase ultima e definitiva della nostra esistenza? Anche nelle città e negli agglomerati urbani fino a qualche decennio fa la civiltà contadina del vivere l’esistenza era patrimonio collettivo la vecchiaia e la morte erano vissuti come un rituale dentro la sacralità e il rispetto per ogni stagione della vita. Il “vecchio o la vecchia” l’anziano o l’anziana erano i, saggi della famiglia e della comunità dove attingere sapienza e formare esperienza per le nuove generazioni. Troviamo nelle opere di Ferdinando Camon, Scrittore Veneto scoperto da Pasolini figlio di agricoltori-contadini in la “vita eterna e il quinto stato” come la vita veniva vissuta con le sue ritualità e eredità secolari. Poi L’evento della industrializzazione, della fabbrica ,delle produzioni e consumo di massa fino ad arrivare alloggi alla società post industriale dell’era tecnologica e del mondo virtuale. Dove l’efficientismo la concorrenza, la velocità l’immenso quanto caotico vertice produttivo-consumistico hanno relegato l’esistenza umana dei più a sterili numeri e a rapporti oramai privi de il benché minimo calore umano. E la vecchiaia quali modificazioni ha subito? Una delle tragedie tipiche della nostra recente storia nazionale consumatosi nel “secolo breve” è che la cultura industriale ha totalmente cannibalizzato la millenaria cultura e civiltà contadina. Imponendo ritmi e meccanismi nuovi devastanti in cui solo ora iniziamo a percepirne le conseguenze; ma non siamo che agli inizi. Un tempo la persona anziana e vecchia era accudita con amore a casa dai figli e dalle nuore e nipoti, la fine sopraggiungeva ed era vissuta con serenità come naturale nostra condizione di finitezza “biologica” E ora come avviene il consumarsi della vecchiaia? E la morte? I vivi come ci ricorda Jean-Didier Urbain Non hanno mai capito a fondo la morte, quel concetto oscuro che si è andato costruendo intorno alla morte, all’invecchiamento, all’agonia e al cadavere dell’uomo. Se il mio morire è sicuro, è pero non solo imprevedibile, o quasi, ma anche inconoscibile. Io infatti non posso parlare del mio morire perché è una fase non sperimentabile della mia esistenza, una fase “meta empirica” che appena vissuta, diventa incomunicabile per sempre agli altri e a me stesso: la morte mi appare allora come l’impossibile comunicazione di me stesso a me stesso, la mia scomparsa come coscienza. Preso in carico dalla casta sacerdotale onnipotente dei medici, che decide della vita e della morte dei suoi sudditi, Il morire ridotto a un fatto banale, a livello tecnico di una malattia grave, non appartiene più né a chi sta agonizzando ne ai suoi parenti. L’abbandono al di fuori della cerchia è generale. e istituzionalizzato. Il morire non è più un evento pubblico e sociale ma un fatto clinico e secreto. Questo in sintesi del morire attuale. Ma come si consuma oggi la vecchiaia? Francesca c’è la ben descritta come pure le nuove figure che da anni accudiscono nelle loro case ai nostri anziani: Badanti che provengono dalla Romania, dall’Ucraina, dal Marocco, dall’Africa nera, Ma oramai tutto si sta modificando e nascono oramai dappertutto Le case di riposo molte sono private sovvenzionate con soldi pubblici, L’anziano visto il prolungarsi della vita è diventato un vero Business Sradicato dal suo ambiente l’anziano o vecchio ne subisce spesso irrimediabile violenza, che ne anticipa spesso la dipartita da questa “aiola terrena”. come la definiva il Croce. In un mondo che corre sempre più veloce mettendo sempre più l’uomo in concorrenza con l’uomo su scala planetaria, dove efficientismo, profitto, ricchezza per pochi dentro a un edonismo criminogeno di massa l’anziano, il vecchio, a cui piano piano le energie si vanno spegnendo ma conserva lucidità intellettuale quanto memoria storica è un peso, spesso un fastidio anche per i famigliari. Difronte al sorgere di patologie invalidanti la casa di riposo diventa, retta e gestita da inconsuete “Cooperative” la struttura accogliente con specialisti che ne seguono e accompagnano fino alla fine. Soluzione giusta Irreversibile? O lavorare a riportare la “preziosa vecchiaia” a consumarsi nei luoghi dove si è costruita e vissuta l’esistenza? Grazie Francesca per averci stimolati a pensare a questo importante fondamentale passaggio della nostra esistenza. Un caro saluto.” vittorio da Rios