Questo è un invito ad entrare nell’”arcipelago sordità”… che è un progetto, un viaggio alla scoperta del mondo, ben più variegato e complesso di quanto si possa pensare, di chi vive l’esperienza della sordità in prima persona. Incontrando Martina Gerosa, una delle anime di questo “arcipelago” , che è anche un sito, nato con Enrica Répaci. Gerosa è italo- tedesca, architetto urbanista, vive e lavora a Milano. Da sempre impegnata nel terzo settore e nella società civile, porta intanto il sapere della sua esperienza di persona con sordità fin dalla prima infanzia… Martina Gerosa dice: “comunicare è l’arte di costruire ponti”… ma quanti ponti ha imparato, fin da piccola, a costruire..?
Tantissimi ponti… sono una donna di 45 anni nata prematura in un tempo in cui non c’erano le cure di oggi. Mi salvarono la vita, però mi lasciarono in eredità una disabilità uditiva grave, profonda. Eppure non ero una bambina isolata nel mio mondo silenzioso. Io credo che il primo ponte sia stata una comunicazione di sguardi, di empatia, e questo grazie a una famiglia molto presente e vicina. Il secondo ponte è stato l’apprendimento della lingua grazie a degli ausili e ad un percorso per imparare le parole con i miei genitori che erano i principali attori di quello che io ho sempre percepito come un bellissimo gioco, per imparare le parole attraverso la lettura delle parole scritte su cartoncini sui quali era applicata l’immagine corrispondente. E poi, l’integrazione nella scuola di tutti… prima ancora dell’introduzione della legge per l’integrazione scolastica delle persone con diabilità. Diventata poi architetto urbanista e avendo più a cuore la città degli uomini che la città delle pietre, convinta che gli spazi debbano essere immaginati e costruiti per la vita delle persone, ho imparato a costruire ponti di altra natura: per esempio in quartieri abitati da gruppi di diversa provenienza. Nuovi ponti, incontrando persone con disabilità anche diverse dalla mia, a volte anche solo con un’intesa di sguardi…
E che dire della battaglia che l’ente nazionale sordi conduce per il riconoscimento della LIS, importante anche per “aprire porte”…
Penso che sia una battaglia sacrosanta…che vede impegnati tanti miei amici, in particolare chi sente la lingua dei segni come lingua madre. Però non è così per tutti. Chiunque sia ignaro del mondo dei sordi pensa che sordo sia uguale a segnante, ma questo è vero solo in parte. Esistono diversi percorsi. Ad aiutarci possono essere le nuove tecnologie, o l’utilizzo anche del canale visivo. Oggigiorno anche con la multimedialità e lo sviluppo di strumenti per l’udito sempre più sofisticati… Ma oltre che il riconoscimento della lingua dei segni sarebbe molto importante per esempio l’adeguamento del nomenclatore tariffario delle protesi e degli ausili, fermo al 1999 in cui sono inseriti ausili obsoleti e non auisili presenti oggi… andrebbe proprio aggiornato…
Martina Gerosa da piccola vedeva regolarmente la tv… come ne “traduceva” il suono?
Mi aiutavo per esempio con delle cuffie oltre che con gli apparecchi acustici, pure non sofisticati come quelli di oggi, e laddove non capivo le parole, mi inventavo le storie… da sposata poi con mio marito ho scelto di non averla la tv.. abbiamo pensato che ci bastassero i libri e altri mezzi…. per la conoscenza e l’informazione…
E comunque oggi ci sono nuovi strumenti..
Oggi ci sono i sottotitoli alle volte anche le tradizioni in lingua dei segni… è vero che non sono sufficientemente diffusi e non sempre di qualità, … ma ci sono anche molte altre modalità di fruizione. I video, ad esempio, con i sottotitoli in molti canali Youtube…
E’ anche vero che sarebbe molto importante lavorare per la qualità del suono. Penso alla televisione di oggi: è sempre più curato l’aspetto visivo, ma meno attenzione si presta alla qualità del suono.
Ci sono poi altri strumenti che stanno per uscire nel nostro paese, come un rallentatore vocale da attaccare alla televisione per ascoltare scegliendo la velocità migliore per sé…
A proposito dell’arte di costruire “ponti”, … cosa sta “costruendo” adesso?
Questa intervista per telefono… essere intervistata da una persona senza vederla, una giornalista sensibile ma con accento campano.. per me ha rappresentato una vera sfida…