Leggere, questa bellissima lettera che ci arriva dal carcere profondo. La scrive Gino Rannesi, una delle voci di “Urla a bassa voce”… la lettera, dal blog Urla dal silenzio…
“Unitamente a questo scritto si pubblica una foto che raffigura un gruppetto di bambini che all’epoca dello scatto frequentavano la prima elementare. Fra i bambini ritratti nella foto (il primo da sinistra della prima fila) vi è anche colui che a suo tempo in certi ambienti veniva indicato con l’appellativo di “ribellino”. Questa foto l’ho ricevuta qualche giorno fa da parte del mio amico Salvatore, anch’egli ritratto nella foto. Non sapevo e comunque non ricordavo dell’esistenza di questa foto. Nel guardarla ho provato una dolorosa sensazione di sofferenza interiore. Ho focalizzato il mio sguardo su quel bambino che fu un’anima innocente. Lo guardo e mi fa tanta tenerezza, vorrei abbracciarlo, proteggerlo, ma poi mi scuoto…: sono io quel bambino, come posso proteggere me stesso, visto che ormai quel bambino che vedo nella foto altro non è che un uomo perduto?
Più volte in passato ho voluto ricordare a me stesso e al forcaiolo di turno che tutti siamo nati bambini. Guardo la foto e mi chiedo: chi poteva proteggere quei bambini? Del resto lo sfondo della foto non lascia spazio a dubbi: bambini cresciuti nel degrado in cui versavano alcuni quartieri del catanese negli anni 60-70. Fortunatamente non tutti i bambini ritratti nella foto hanno fatto una brutta fine. Continuo a guardare quel bambino con l’aria da sornione e sento un formicolio allo stomaco, altresì, una fitta al cuore…
Una società, quella di allora, che non sempre è riuscita a salvaguardare i diritti dei bambini, specie di quelli a rischio di devianza. La società di oggi invece, per lo più forcaiola e vendicativa, non vuol sentir parlare né di reinserimento né di rieducazione, condannando di fatto quegli uomini che furono bambini a morire in galera: “gli uomini ombra” per l’appunto, ossia gli ergastolani ostativi. Chi sono gli ergastolani ostativi ormai dovreste saperlo: sono coloro che a torto o a ragione sono stati accusati dell’uccisione di altri malavitosi in un contesto di “guerra”… Alla luce di quanto esposto sopra, non ritengono i lor signori che quei bambini cresciuti troppo in fretta debbano avere una possibilità di riscatto? Se persino il sottoscritto, che pur non essendo stato un “santo”, ha trovato la forza di perdonare e di non nutrire odio nei confronti di chi l’ha condotto alla rovina, non si capisce come persone perbene possano negare a chicchessia la possibilità di tornare “liberi” dopo aver scontato 30 anni di galera…
O uomini di potere, dico a voi, a voi che per concedere un beneficio (permesso premio) pretendete la collaborazione con la giustizia, non sapete forse che un uomo piegato è un uomo umiliato? Non sapete forse che un uomo piegato e umiliato potrebbe diventare pericoloso per se e per gli altri?
“Solo chi non lascia eredità di affetti poca gioia ha dell’urna” (U.Foscolo)
Nuoro, luglio 2014
Gino Rannesi