In attesa dell’autobus che dal carcere di Maiano porta alla stazione di Spoleto. Lo sguardo cade sull’aiuola spartitraffico con le rose che, accidenti!, non ci sono più… Decapitati, i cespugli, dalla potatura d’autunno. Pazienza, torneranno più belle e più forti in primavera. E nell’attesa, della primavera e dell’autobus, mi si mette a fuoco nella mente una notiziola che mi era arrivata con la lettera di uno dei “miei” ergastolani. A dire la verità l’avevo subito accantonata come non letta quasi… come il cervello, non volendone sapere, avesse registrato solo lettere sfocate. Eppure è lì, nero su bianco, e non trovo aggettivi. Giudicate voi: “… ieri mi ha scritto Davide, mi diceva che l’area educativa ha ritenuto pericoloso per l’ordine e la sicurezza leggere il libro della biblioteca del carcere “Il nome della rosa” di Umberto Eco”… Eppure, nota il mio amico di penna, ne hanno fatto anche un film e in tv si vede spesso! Proprio così: pericoloso per l’ordine e la sicurezza. Cercherò di saperne di più, proverò a chiedere verifiche… a volte, capita, che libri vengano vietati quando con copertina rigida (possibile arma d’offesa, pensate!)… nel frattempo magari riprenderò fra le mani il romanzo, a suo tempo letto con grande godimento, per trovare risposte e capire… Anche se forse, in ogni caso, è troppo tardi. Pensandoci bene… ordine e sicurezza, due parole che messe così insieme da tempo non mi dicono niente di buono… non me ne sarò accorta, ma forse l’umore sovversivo del nome della rosa già da tempo scorre nelle mie vene…