e questa è una storia che ci ha andato Annarita Persechino. Un racconto che, assicura, è storia vera… se lei questa janara, fra la gente, l’ha riconosciuta… ma è un segreto, da non rivelare a nessuno… l’invito è ad andare, piano piano, la notte a cercarla, e chiedere consiglio, guardandosi dentro, guardandosi intorno….
“Un tempo sopra l’Aria Vecchia viveva una janara. Di giorno felicemente maritata, di notte si ungeva e si strigava volando in groppa ad una giumenta. Si narra che la notte, quando tutti dormivano, sapeva essere una strega perfetta in posti che gli uomini non potevano immaginare. Lei, donna magica e caparbia, sceglieva la giumenta più bella e con essa dava sfogo alle sue stregonerie. Le sue magie erano capite solo da alcune donne, da quelle forti, che affrontavano la vita senza stancarsi mai. Erano loro che nei bisogni e nella disperazione ricorrevano alla janara, che di giorno ascoltava con pazienza e attenzione, e poi di notte risolveva i loro problemi. Si racconta che quando pioveva forte e c’era un vento potente, lei con la sua giumenta cavalcava la valle e comandava l’acqua e il vento: sembrava che guidasse le tempeste e per questo la gente volle chiamarla “Capod’acqua”.(…)
A volte la janara andava a vendicarsi nelle case di quegli uomini che di giorno non riconoscevano i segreti dei suoi poteri. Questi mettevano vicino alle porte delle trappole per non farla entrare. Ogni casa aveva le finestre e le porte sbarrate da sacchetti di sale, di sabbia, da scope di strame, perché la janara, per mettere in pratica le sue formule magiche, di notte doveva contare i granelli di sabbia, di sale e i fili di scopa prima di entrare. Questo serviva per far perdere tempo a lei che poteva usare i suoi poteri solo di notte.. Si dice che pochi uomini riuscirono ad acchiapparla per i capelli pronunciando la formula magica “capirci o capelli”: e solo in questo caso la janara era costretta a lasciare in pace l’uomo per sette generazioni future. Forse in segreto le donne rimpiansero a lungo i suoi poteri che non si trasmisero a nessuno perché la nipote, che non volle accettare i segreti delle formule, evitò il segno di continuità che consisteva nello stringerle la mano in punto di morte”.
… e noi, vestite a lutto, ancora la cerchiamo…