Leggendo di caccia ai clandestini sugli autobus, a Milano. Veri e propri raid. Prove di “tolleranza zero”, si può dire. Applicazione dell’aggravante di clandestinità. “Intensificazione dei controlli”, puntualizzano le autorità. Certo si sentiranno più sicuri, s’immagina, i cittadini regolari. Nelle loro regolari case, delle loro regolari città. Abbarbicati alla legittimità dei loro regolari possedimenti… Che caschi pure il mondo, purché io beva il mio tè…. Che brutta aria, sta soffiando tutt’intorno. Paura che diventi tempesta. E non trovo parole. Mi aiuta Tullio De Mauro, che parlando di discriminazioni e persecuzioni ricorda, su Internazionale di questa settimana, una poesia tedesca, del pastore Martin Niemoller: “Quando presero gli ebrei, non dissi niente; non ero in effetti ebreo./ Quando presero gli zingari, non dissi niente: non ero in effetti uno zingaro./ Quando presero i comunisti, non dissi niente, mica ero comunista./ Quando presero gli omosessuali, non dissi niente: mica ero un omosessuale./ Quando presero i socialisti, non dissi nulla: non ero un socialista./ Quando presero me, non c’era più nessuno che avrebbe potuto dire qualcosa“.
Parole da scrivere sui muri, da far mandare a memoria nelle scuole. Da rileggere ogni mattina, prima di uscire di casa.