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    Punteruoli rossi e triangoli neri

    Si chiama punteruolo rosso. Ha un coriaceo naso allungato. Con il quale scava gallerie nel legno morbido delle palme. La femmina vi depone le uova. Che diventano larve, che diventano crisalidi, che diventano insetti adulti. Che depongono altre uova. E nascono nuovi insetti. Che scavano ciascuno la propria galleria. Larve e insetti si moltiplicano a ritmo esponenziale, gallerie si accavallano, si intrecciano, si uniscono. Fino a diventare un’unica voragine nel cuore della pianta. Che priva di midollo muore. Tronco cavo, basta una folata di vento a buttarla giù. Punteruoli rossi. Non solo insetti. Come larve che minano la vita, rieccole spuntare, minacciose parole d’ordine. Sembra esattamente quel che adesso ci voleva. Una povera ragazza violentata da un rumeno.

    Episodio terribile. Esecrabile. Ma sembra fosse proprio quel che ci voleva per rinfocolare asti e paure. Adesso che c’è ancora qualche carta da giocare per l’ultima puntata della campagna elettorale. Adesso che l’Italia sa di essere a destra. Si può spazzare via qualche esitazione di troppo e riavviare la campagna di criminalizzazione di massa dell’autunno scorso, dopo l’omicidio di Tor di Quinto, sempre a Roma. Eccole già pronte. Le pronunce di facile effetto. I luoghi comuni. Le generalizzazioni. Già s’invoca la cacciata dei nomadi e degli ‘irregolari’ (rom, nomade, rumeno, clandestino, immigrato… che differenza c’è?). Senza pensare ( o pensandoci fin troppo bene?) alle larve d’odio che impiantiamo nel midollo della nostra società. Punteruoli rossi. Che scavano voragini, divorando la linfa vitale della nostra ragionevolezza. E quando la pianta è cava, basta un soffio…

    Dopo la propaganda d’odio dell’autunno scorso, era apparso un manifesto di scrittori, artisti e intellettuali contro la violenza su rom, rumeni e donne. Per dire no ad allucinate campagne razziste. Il triangolo nero, il titolo del manifesto ( fra i link consigliati del sito), richiamo al marchio d’infamia che i nazisti prevedevano per gli asociali, ladri prostitute lesbiche vagabondi rom…. Si legge nel testo: “Delitti individuali non giustificano castighi collettivi. Essere rumeno o rom non è una forma di ‘concorso morale’. Non esistono razze, men che meno razze colpevoli o innocenti. Nessun popolo è illegale”.

    Ritornando all’episodio di oggi. Qualcuno ha tempestivamente dichiarato: “Basta alla mattanza delle donne”. E’ vero. Basta. Ma quanto si sarebbero sentite tutte più sicure, le donne, se questa frase così decisa fosse stata pronunciata in uno qualsiasi dei giorni, delle settimane, dei mesi scorsi. Per uno qualsiasi degli omicidi, che avvengono in Italia, di donne uccise dall’uomo che magari è stato loro accanto. Ma si sa, forse, pure, le ha tanto amate. E poi, si tratta sempre di questioni di famiglia… 

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