Appena finito di leggere “Il buio e altri colori”.
l buio è quello che piomba intorno a Michele, che a 46 anni perde la vista. Gli altri colori sono tutte le sfumature del mondo che Michele riesce a percepire attraverso l’udito, il tatto, l’olfatto, la memoria, anche, del tempo passato, ma soprattutto col suo sensibilissimo sentire…
E l’ho letto, giuro, tutto d’un fiato, questo romanzo di Alessandro Forlani, che è giornalista, affabilissimo collega dei tempi della radio. Come il protagonista del suo romanzo, che non è Alessandro, ma è Alessandro. Perché solo chi conosce l’esperienza del buio, può restituirla in maniera così mirabile e stordente, per chi non riesce a immaginare…
Mi perdonerà Alessandro se non riesco a separare l’immagine del protagonista del suo romanzo, Michele, da quella del collega che incontravo sul trenino che porta a Saxa Rubra, nei viali del Centro Rai, nei corridoi della palazzina della radio. Con sempre al fianco il suo bellissimo attentissimo cane. “Asia, allez, au pied!” che i comandi da cane guida li ha imparati in francese…
Michele si muove, a Roma, fra il Centro Rai e il quartiere Prati, dove pure io un tempo ho abitato. E la prima cosa che mi ha colpito e stupefatta è quanti dettagli di percorsi, che pure ho tante volte visto ma senza vedere, Michele riesce a vedere, descrivere e restituirci.
E cosa pensi… Pensi a quanto poco, pur vedendo, percepiamo di tutto quello che ci scorre veloce davanti agli occhi, ed è sempre distrazione. Mentre Michele insegna a mettersi in ascolto, che il mondo intorno a noi è talmente affollato di dettagli che, nel bene e nel male, vale sempre la pena di non perdere. Dettagli che riempiono la vita di tutte le sfumature della luce e del buio.
Gli episodi sono tanti, attraversano quattro stagioni di un anno nel tempo della pandemia, che tutto ha complicato per ognuno di noi, immaginate per chi non vede. Storie d’inverno, di primavera, d’estate, d’autunno… I quattro tempi di una sinfonia fatta di serenità e rabbie, frustrazioni e gioie, meschinità e cattiverie (degli altri), indifferenze e tenerezze. “Sabbie mobili” e “notti magiche”, “ombre del passato” e “cuore di tenebra”, “un thé al ciclamino” e strade e strade e strade… che cammina tanto Michele.
Gli episodi sono infiniti, irriassumibili. Raccontati spesso anche con molta ironia, che è dote di non poco conto, soprattutto se devi difenderti, oltre che dalle meschinità (cosa che non viene risparmiata a nessuno), anche dallo sguardo pietistico degli altri. E ci sono tre odori, tre sentori… che attraversano tutto il racconto e tirano le fila di una possibile trama: di sigaro, di ciclamino, di gel. Traccia di tre presenze misteriose che sembrano inseguire il protagonista. Alla fine, si sveleranno… ma la tensione del racconto non è lì. Forse anche, certo. Ma quello che fa andare avanti pagina dopo pagina, è lo svelamento di come si può non rinunciare alla propria autonomia. Come si può nonostante tutto non rinunciare al mondo. Tra pagine chiare e pagine scure… che …“Asia , allez!”
Alessandro Forlani, “IL buio e altri colori”, ed Manni