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    L’amante di carta… 5

    E da quella sera, le coordinate del tempo e dello spazio della sua vita ne erano state sconvolte. Andrea aveva iniziato a trascurare le lettere degli altri suoi interlocutori, che pure per anni avevano risposto ai suoi inviti, svelato parti delle propria anima, offerto attimi di spensieratezza, di familiare tenerezza, ai quali pure aveva affidato suoi intimi segreti. Dimenticò tutti. Poi aveva cercato, dopo ogni partenza, di affrettare il rientro. Per l’ansia che lo prendeva di tornare a casa, ed essere lì pronto, quando fosse arrivata la lettera di Jasmine. E scovare, fra le righe, il nuovo tassello del rebus da risolvere. Erano stati mesi estenuanti. Anche perché ogni nuova lettera gli sembrava aggiungere confusione a confusione… E aveva dovuto dilatare il tempo della sua permanenza in casa, perché Jasmine aveva preso a nascondere quelle parole in testi sempre più lunghi, articolati, pretestuosi. Alcune frasi gli davano l’impressione di affacciarsi sull’orlo di un precipizio. Vortici ipnotici. Le prime volte ne aveva provato un gran terrore. Poi vi si era abituato. E non ne veva potuto più fare meno. Di quei momenti di allucinate sensazioni provocte da fra si come “e si faccia in modo che per tutta la giornata nessuna persona viva entri nella stanza“. E dopo l’ipnosi, una spossatezza infinita. Quell’ultimo mese, Andrea aveva smesso di radersi la barba. Non fumava più sigarette. Aveva bisogno di mordere il sapore amaro di sigari invecchiati. (5- continua)

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