“Prendi due paghi tre“, le tragiche avventure del commesso Leopoldo Canapone.
Enrico Mattioli, così presenta il suo libro, edito da Strade Bianche di Stampa Alternativa. Ascoltate...
“Stavo leggendo il bel libro di Daniela Piretti, La vita Trema. Nel testo, lei cita la frase di Sofri, “I decenni passano in fretta, solo certi pomeriggi non passano mai”.
Era la mia immagine perfetta. Annoiato in cassa, osservavo i clienti tra i corridoi del supermercato, rubavo un blocchetto dal reparto copisteria e prendevo appunti che sarebbero diventati questo libro.
Perché leggere Prendi due paghi tre?,
In un sistema dove il consumismo tesse la sua rete, questa storia racconta le dinamiche della persona nella società mercato. Una persona che finisce il suo turno ha bisogno di staccare la spina. Trascorre più tempo con i colleghi che con gli amici o i familiari.
È imprigionato in una competizione costante. I ritmi della sua vita sono scanditi dagli orari di lavoro e vive la sensazione che la sua esistenza non gli appartenga.
È alle dipendenze di un’azienda per la quale la sua identità dovrebbe essere uniforme a un modello che risponde a precise caratteristiche di asservimento. Le sue generalità si confondono nel numero di matricola.
Le lavoratrici e i lavoratori sono dei pacchi postali che operano dove c’è bisogno, correndo da una parte all’altra della metropoli a tappare buchi con i problemi che tale condizione comporta, privati di una destinazione definitiva e permettendo alle aziende di non assumere altro personale. È il tipo di dipendente che si orienta nella città secondo i punti vendita dei negozi cui appartiene, assorbendo l’alterazione toponomastica: lei o lui, non dirà più la zona del Duomo, ma la filiale vicina al Duomo.
È il profilo del lavoratore oggi.
Ecco perché leggere questo libro. Se Prendi due paghi tre, aiuterà qualcuno a considerare se stesso sotto un’altra ottica, il mio testo avrà avuto un senso.
Tutti meritano la felicità o almeno, hanno ragione di cercarla. Ciò che svolgiamo ogni giorno vale una parola letteraria. E moti che impreziosiscano la vita.
“Una società felice consuma poco; per indurre a consumare bisogna creare insoddisfazione”.
Serge Latouche