Un bambino e una medusa. Un racconto di Daniela Morandini, che è schizzo, è soffio… parabola della nostra spaventata cattiveria, dell’ottusa indifferenza agli altri. Ascoltate…
“Un’onda scaraventò la Medusa sulla riva e il dolore rimbombò nella sua testa. Allungò i tentacoli per ritornare in acqua, ma fu arrestata da un sasso. Lo scavalcò prendendone la forma e si trascinò in avanti.
Un Bambino si fermò a guardarla e si accucciò tenendo le distanze: sapeva che se solo l’avesse sfiorata lei gli avrebbe fatto male. Allora prese uno di quei rami che il mare leviga durante l’inverno e la infilzò. La Medusa lanciò un urlo senza suono e scagliò in aria i colori: blu, viola, rosso. Ma lui non smise e lei, che non aveva più occhi che impietriscono, né serpenti al posto dei capelli, cercò di fuggire. Quasi senz’acqua, rattrappita, si divincolò, si attorcigliò e si appiattì. I colori diventarono liquidi: era diafana, sempre più trasparente.
“ Non la toccare, non la toccare!” urlò la madre.
Allora il figlio prese il bastone e lo scagliò sulla Medusa. Restò un mucchietto gelatinoso che un’onda pietosa riportò in mare. Il Bambino, ormai diventato uomo, partì per nuove conquiste.
L’acquerello di copertina, è il primo acquerello del nipote Alessandro (risale a quasi tre lustri fa) … ed è schizzo di cielo, soffio d’acqua, e ricerca di bellezza nascosta…