E ascoltate cosa puo’ succedere ad una macchina…Questo é quello che é capitato ad una di loro quando si imbatté in “Prospettiva Nevski” il brano di Franco Battiato e Giusto Pio. Chiedendo scusa ai Maestri siciliani… ce lo racconta Daniela Morandini
La Macchina si bloccò quando si accorse che il file arrivava dalla Prospettiva Newskji. Si riprese in una frazione di secondo. Comparò mappe satellitari. Scoprì che quella era la strada principale di San Pietroburgo, un tempo Leningrado. Russia, quindi. Doveva stare molto attenta. Ricordò allora un’altra storia uscita da quella strada. Era di un certo Gogol’ Nikolaj Vasilevic. Un pazzo. Sosteneva che il demonio accendesse i lampioni di notte. Preoccupata, la Macchina continuò a scannerizzare il testo. Descriveva un vento gelido che disintegrava cumuli di neve come raffiche di mitra. Guardie rosse e fuochi per scacciare vecchie coi rosari. Percepì il pericolo. E non sbagliava: che fosse sensibile e intelligente era scritto anche nelle istruzioni. Alla dodicesima riga trovò il primo collegamento con una persona: Nijinsky. Non lo conosceva. Strano. Non rientrava nelle liste degli oligarchi, né in quelle dei dissidenti. Evidenziò che aveva una grazia innaturale, che un impresario si era innamorato di lui e che il riferimento ai balletti russi era sospetto. Selezionò altri dettagli. Scovò un maestro che cercava l’alba dentro all’imbrunire. Sicuramente un cattivo maestro. Correndo tra le righe, inaspettato, un nome e un cognome: Igor Stravinskij, un uomo incontrato per caso. Ecco, quella era la chiave: Stravinskij. Ma chi doveva vedere Igor Stravinskij? E perché? Indagò ancora e trovò novecentottantotto piazze, duemilatrecento alberghi, cinquecentoventitre meccanici e ottocentodue persone che si chiamavano così. Doveva restringere il campo e individuare l’area. Luoghi pubblici no, troppo scontati. L’appuntamento sarebbe avvenuto dunque in una delle cinquecentoventitre officine. Ma quale degli ottocentodue Stravinskij si sarebbe presentato? E per fare cosa? La Macchina scandagliò ogni lettera finché trovò un altro nome: Ejzenstejn. Neanche lui era nelle liste degli oligarchi e dei dissidenti, ma la parola film le fece capire che era un regista. Cercò tra milioni di titoli, ma trovò solo fascinosi medici russi e agenti britannici al servizio della Regina. Archiviò allora il signor Ejszenstejn come bolscevico. Continuò per eliminazione. Restavano i sospetti sugli ottocentodue signori Stravinskij: cinquantadue studenti, centodieci idraulici, ottanta ragionieri, centoventi disoccupati, quaranta conducenti di autobus, diciannove cardinali, quattordici camerieri, venticinque ladri di opere d’arte, un musicista, novantanove spacciatori, dieci odontotecnici, ventidue pompieri, nove operatori telefonici, ventuno prestigiatori, centottanta direttori. Per dissipare ogni dubbio, la Macchina fece scattare ottocentodue mandati di cattura. Cinquecentoventidue stabilimenti furono messi sotto sequestro. La Prospettiva Nevskij fu bombardata. Il signor Stravinskij Igor, musicista, non fu mai trovato.
Daniela Morandini