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    Verso dove? -15

    Ancora cronache dal tempo di venti anni fa. Appunti, impressionisti, di Daniela Morandini. Quasi ieri..

    15.12.89 Berlin

    Basta con le spaccature. Ora bisogna andare avanti. Le chiese di Lipsia chiedono che quella di lunedi’ sia l’ultima manifestazione. In piazza, alle sei e un quarto, una catena umana per la democrazia. In mano solo candele. Alle sei e mezza suoneranno le campane. Poi si deve ricominciare, perche’ la DDR cambia.
    Lunedi’ potrebbe essere sciolta la Stasi, la famigerata polizia segreta del vecchio regime. Lo ha detto Meyer, portavoce del governo. La decisione del consiglio dei ministri sara’ data ufficialmente lunedi’, alla tavola rotonda con i gruppi dell’opposizione. Perche’ erano stati proprio  loro (Demokratie Jezt, Neues Forum, Verdi, Sinistra Unita) a chiedere lo scioglimento di quello che ufficialmente era il Ministero per la Sicurezza Nazionale. In pratica era la piu’ grande rete di spionaggio della Germania Orientale. Fino a poco fa, il feudo assoluto di Erich Milke, ottantadue anni, adesso in carcere per abuso di potere e corruzione. Una struttura rigidissima, di vecchio stampo sovietico. I suoi uomini facevano paura, infiltrati dappertutto, nelle fabbriche, nelle scuole, nei palazzi. Per loro c’era a disposizione una rete di strutture per pochi privilegiati, dagli ospedali, ai negozi. Un centro di potere dentro al potere. Forte anche nello sport. “Su undici partite -ha detto  un giocatore qualche giorno fa – otto sono comprate. Da lunedi’, i ventimila uomini ella Stasi potrebbero cambiare mestiere.

    15.11.89.Berlin

    Berlino, la porta del Brandeburgo, il simbolo della divisione. Un simbolo,appunto. Ma, soprattutto,un simbolo per gli altri. Perche’,per chi vive qui, i segni non hanno piu’ senso. Corrono troppo veloci. Quasi non si fa piu’ in tempo a prenderli. Adesso la porta del Brandeburgo e’ un’immagine da stampare sulle magliette. Da mettere nelle palle di vetro con la neve. Una patacca per quei turisti che vengono qui a raccogliere pezzi di Muro. Come quell’americano, sulla Potsdamer Platz, che  cercava di portarsi a casa  tutta la scritta “Yankee go home”: Un paio di metri di mattoni , dipinti a spruzzo, da mettere in soggiorno a Los Angeles. Fino a poco fa, le guardie rosse gli avrebbero sparato. Adesso,nessuno dice niente. Ideologia, se ne fa poca, da una parte e dall’altra. Momper, il primo borgomastro di Berlino Ovest,socialdemocratico, e’ un vecchio pragmatico. Da piccolo -racconta-  rubo ‘  delle mele nel porto di Brema. Da grande -continua- ne ha mandato una cassetta alla capitaneria, con tante scuse. E da primo borgomastro, il 10 novembre, il giorno dopo il crollo del Muro, ha fatto preparare migliaia di pasti caldi,e centinaia di bagni chimici. E ai varchi, le cartine, stampate durante la notte, che spiegavano tutto. Adesso, finita la festa, i berlinesi dell’Est,  vanno meno all’Ovest. Fanno un giro per il Kudamm, comprano dai turchi di Kreuzberg,poi tornano a casa. Tra i loro paradossi. Fanno la fila sul Glieniker Bruke, il ponte delle spie. Passano davanti al  castello di Federico il Grande, alle bandiere rosse sovietiche, e ad una  chiesa che non sta ne’ in territorio occientale,ne’ in territorio orientale. Non c’e’, eppure esiste. Il primo ministro tedesco orientale Modrow ha incontrato  Becker, il ministro degli esteri di Bush. Tra i due, l’amico americano, sembra Modrow. Ma e’ in questa terra di contraddizioni che i tedeschi dell’Est vorrebbero continuare a  vivere. E’ per questo che, senza tante chiacchiere ,hanno regalato una scopa a Ghisy, il nuovo segretario della SED. Una scopa per buttare via la corruzione, l’ingiustizia, lo stalinismo. Ecco, quella scopa, adesso pesa piu’ di qualsiasi altro simbolo, di una falce, di un martello,di tante stelle e strisce, di quel compasso che sventola ancora sulle bandiere  della DDR. Avanti e indietro dal Muro,  gli uomini delle due Berlino non parlano di riunificazione,  ma di questa citta’.  Ad Est  i telefoni non funzionano. Entro l’anno bisogna installare  almeno seicento linee nuove.
    Anche i trasporti sono lenti. La gente e’ stanca. Ad Ovest bisogna fare i conti con il traffico, con i parcheggi. Bisogna prevenire il lavoro nero, lo sfruttamento.  E tutti si muovono senza fare spettacolo,a volte  anche con ironia. E la Taz, il giornale degli alternativi di Berlino Ovest, lancia un concorso per trovare un nome nuovo al Partito dell’Unita’ Socialista Tedesca. Si vince un weekend a Wendliz, il quartiere di lusso dei vecchi uomini del Comitato Centrale.Perche’ adesso a Wendliz, non c’e’ piu’ nessuno.

    Berlino dicembre 1989 Appunti, Daniela Morandini

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