Ancora cronache dal tempo di venti anni fa. Appunti, impressionisti, di Daniela Morandini. Quasi ieri..
15.12.89 Berlin
Basta con le spaccature. Ora bisogna andare avanti. Le chiese di Lipsia chiedono che quella di lunedi’ sia l’ultima manifestazione. In piazza, alle sei e un quarto, una catena umana per la democrazia. In mano solo candele. Alle sei e mezza suoneranno le campane. Poi si deve ricominciare, perche’
Lunedi’ potrebbe essere sciolta
15.11.89.Berlin
Berlino, la porta del Brandeburgo, il simbolo della divisione. Un simbolo,appunto. Ma, soprattutto,un simbolo per gli altri. Perche’,per chi vive qui, i segni non hanno piu’ senso. Corrono troppo veloci. Quasi non si fa piu’ in tempo a prenderli. Adesso la porta del Brandeburgo e’ un’immagine da stampare sulle magliette. Da mettere nelle palle di vetro con la neve. Una patacca per quei turisti che vengono qui a raccogliere pezzi di Muro. Come quell’americano, sulla Potsdamer Platz, che cercava di portarsi a casa tutta la scritta “Yankee go home”: Un paio di metri di mattoni , dipinti a spruzzo, da mettere in soggiorno a Los Angeles. Fino a poco fa, le guardie rosse gli avrebbero sparato. Adesso,nessuno dice niente. Ideologia, se ne fa poca, da una parte e dall’altra. Momper, il primo borgomastro di Berlino Ovest,socialdemocratico, e’ un vecchio pragmatico. Da piccolo -racconta- rubo ‘ delle mele nel porto di Brema. Da grande -continua- ne ha mandato una cassetta alla capitaneria, con tante scuse. E da primo borgomastro, il 10 novembre, il giorno dopo il crollo del Muro, ha fatto preparare migliaia di pasti caldi,e centinaia di bagni chimici. E ai varchi, le cartine, stampate durante la notte, che spiegavano tutto. Adesso, finita la festa, i berlinesi dell’Est, vanno meno all’Ovest. Fanno un giro per il Kudamm, comprano dai turchi di Kreuzberg,poi tornano a casa. Tra i loro paradossi. Fanno la fila sul Glieniker Bruke, il ponte delle spie. Passano davanti al castello di Federico il Grande, alle bandiere rosse sovietiche, e ad una chiesa che non sta ne’ in territorio occientale,ne’ in territorio orientale. Non c’e’, eppure esiste. Il primo ministro tedesco orientale Modrow ha incontrato Becker, il ministro degli esteri di Bush. Tra i due, l’amico americano, sembra Modrow. Ma e’ in questa terra di contraddizioni che i tedeschi dell’Est vorrebbero continuare a vivere. E’ per questo che, senza tante chiacchiere ,hanno regalato una scopa a Ghisy, il nuovo segretario della SED. Una scopa per buttare via la corruzione, l’ingiustizia, lo stalinismo. Ecco, quella scopa, adesso pesa piu’ di qualsiasi altro simbolo, di una falce, di un martello,di tante stelle e strisce, di quel compasso che sventola ancora sulle bandiere della DDR. Avanti e indietro dal Muro, gli uomini delle due Berlino non parlano di riunificazione, ma di questa citta’. Ad Est i telefoni non funzionano. Entro l’anno bisogna installare almeno seicento linee nuove.
Anche i trasporti sono lenti. La gente e’ stanca. Ad Ovest bisogna fare i conti con il traffico, con i parcheggi. Bisogna prevenire il lavoro nero, lo sfruttamento. E tutti si muovono senza fare spettacolo,a volte anche con ironia. E
Berlino dicembre 1989 Appunti, Daniela Morandini