Continuando, da Berlino. Esattamente venti anni fa. Tornando agli appunti di Daniela Morandini.
Berlin 24.11.89-Difficolta’ con la verita’- come dice Walter Janka uno degli intellettuali tedeschi da poco riabilitato in DDR.
Siamo all’Est , oltre il Checkpoint Charlie, il confine americano. Qui c’e’ il Berliner Ensemble. Qui c’era Brecht. Adesso ci sono i gruppi del dissenso. Ulrike Poppe, di Demokratie Jezt, democrazia adesso: “Sono sempre vissuta in un’atmosfera di terrore, di controllo, di paura. E’ dagli anni 70 che sono contro il regime. Sono anche andata in carcere. Adesso il popolo non ha piu’ paura”. Keller, il nuovo ministro della cultura, dice che ora e’ aperta la collaborazione con tutti gli artisti che hanno lasciato il paese. Rudolf Bahro, il filosofo ecologista, e’ gia’ tornato. Il cantautore Wolfe Bierman chiede che i suoi dischi possano essere venduti nella DDR. Sono ballate contro il regime. L’ultima e’ contro Egon Krenz, il nuovo leader della SED, considerato dai dissidenti del Neues Forum, amico della repressione cinese .E’ la canzone dei vecchi ammuffiti. “Non ti credo per niente. Non credo a nessuna parola”. Attorno alla Ghetzemani Chierchem, l’Associazione Scrittori. Christoph Hein accusa la SED di stravolgere la storia: prima stabilisce il risultato , poi reinventa i fatti come le fa comodo. E poi Horst Binec, allievo di Brecht. Dice di ricordarsi di Camus, di quando scriveva che l’utopia appartiene al diavolo, che un socialismo nuovo non esiste. Dall’altra parte del Muro, gli risponde Gunter Grass: “Non confondete il socialismo reale con l’idea di socialismo”. E Gunter Grass lancia l’ipotesi della Kultur Nation, ricostruire la Gemania attraverso la cultura. E ancora, il Plenum chiede scusa, e Walter Janka, dopo anni, parla:e’ l’editore marxista del filosofo Giorgy Lukacs.Janca fu arrestato nel 56, dopo l’invasione dell’Ungheria. Cinque anni di carcere con l’accusa di avere fatto passare la controrivoluzione. Al processo, nessuno lo ha difeso. “Dovevano parlare -dice Janka – invece sono stati zitti. E la Seghers -la presidentessa dell’Unione scrittori- poteva anche dire qualcosa.Il silenzio era la cosa peggiore di quel tempo, e la Seghers, ripeto , poteva dire qualcosa”. Walter Janca, prima tipografo, poi editore. Per un anno e mezzo in campo di concentramento nazista .Poi in Spagna, a combattere contro Franco. In Messico fonda El libro libre, Il libro libero, la piu’ importante rivista degli esuli in Centro America. Torna in Germania Est, e la sua casa editrice, la Aufbau ,costruire, diventa tra le piu’ importanti dell’Est. Pubblica Thomas Mann, Bloch. Poi la scomunica della SED e il carcere. La disoccupazione .Rifiuta gli aiuti dell”Est, ma anche quelli che potrebbero arrivare dall’Ovest. Il primo maggio dell’89, la DDR gli da’ il massimo riconoscimento per la costruzione e lo sviluppo del socialismo. Janka non accetta. E’ un tentativo di chiedergli scusa, ma lui vuole di piu’. E adesso, dopo il Muro, il Partito fa autocritica e Janka racconta. Ma -dice- avrebbe voluto farlo prima, sul Sin und Form, una rivista della DDR: perche’ lui ci crede ancora.
E il cambiamento continua.
Ieri le dimissioni del Politburo e del Comitato Centrale.
Wolfe Bierman, il cantautore della protesta, il poeta maledetto, espulso nel 76, e’ tornato al di la’ del Muro.
Ieri sera ha suonato sull’Alexander Platz.
Berlino novembre 1989 , Daniela Morandini – Appunti