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    Verso dove?

    Interrompo gli appunti di viaggio. Per un altro, ben più lungo viaggio. Un muro. Venti anni fa. Da raccontare. Dal taccuino d’appunti di Daniela Morandini, in quei giorni inviata del giornale Radio, Gr2, della Rai. Ecco:

    Berlin 10.11.89 La festa continua, sia ad Est, sia ad Ovest. Le strade sono piene di gente.Tra poco, qui,  vicino alla chiesa delle vittime della seconda guerra mondiale, parlerà il cancelliere federale Kohl. In tutto il centro, lungo la Kurfunstenstrasse , sono già stati allestiti i punti per i pasti caldi.  Hanno gia' montato anche decine e decine di bagni chimici. L'afflusso e' enorme. Ci sono giovani, punk, signore distinte. Ci sono gli uomini, le donne , i bambini dell'Est. Vogliono l'Europa e la democrazia. Più in là c'e' il Muro: più di cento chilometri di divisione dipinta da artisti sconosciuti che dal 61 hanno detto NO. In questi ventotto anni, più di cento persone sono morte cercando di andarsene. Dal 49, quasi tre milioni di persone, uomini e donne, da qui, sono scappati verso l'occidente. Da una parte e dall'altra,  c'e' la voglia di cambiare. Ma come? In mezzo c'e' questo Muro crollato senza picconi e senza sangue. Fino a poche ore fa era simbolo della divisione delle due Germanie e dell'Europa. Adesso sembra un mostro senza fiato. Berlin 11.11.89 Anche questa notte Berlino non ha dormito. Est,Ovest, non ha importanza. C'e' ancora un'aria di festa straordinaria. Insieme, per strada, la gente  vuole Europa e democrazia. Ma come? Non lo sanno. Tra poco  saranno aperti altri cinque varchi. A Berlino Est, finita la sessione straordinaria  del comitato centrale del partito -la SED-    sono saltati i responsabili dell'economia, Gunter Mitag, e quello della propaganda, Joachim Herman. Anche il Politburo ha perso un membro e due candidati appena eletti. Una commissione d'inchiesta sui danni della vecchia nomenklatura sarà guidata da Hans Modrow, che piace tanto a Gorbaciov. In programma ci sono le riforme e, soprattutto,le elezioni libere. Davanti al Comitato Centrale, senza apparati, senza troppe bandiere, Egon Krenz, segretario del partito,   ha chiesto a duemila persone di dargli una mano. Dall'altra parte, a Berlino Ovest, parlavano il cancelliere Kohl, appena tornato da Varsavia,il ministro degli esteri Gensher, e Willy Brandt, il vecchio leader socialdemocratico. Fischi per Kohl, applausi per gli altri. Poi la gente e' andata verso la porta del Brandeburgo. Tra i fili spinati, dall'alto, le guardie rosse stavano con le mani in tasca. Berlin 11.11.89 -Non avevamo mai visto una cosa del genere, mai!- Sono i berlinesi dell’Est che cantano a Berlino Ovest ,sotto alle rovine della chiesa bombardata nell'ultima guerra mondiale.Con loro ci sono i tedeschi occidentali, i turchi di Kreuzberg, molti neri . I capi delle polizie delle due Berlino hanno deciso insieme nuove misure di sicurezza. Perché qui il traffico e' paralizzato. Le uscite della metropolitana sono intasate. L'azienda pubblica dei trasporti ha affittato mezzi privati, anche all'est. Più in  là, le ruspe continuano a buttare giu' il Muro. I tedeschi dell'est si riconoscono perche' girano con le piantine, perche' comprano tutto, perche' hanno macchine scassate. Le -traby- quelle  macchinine a due tempi che puzzano e inquinano tanto. I piu' anziani hanno disegnato in faccia il rigore comunista. Quelli di vent'anni vogliono vedere l'Europa. Quelli dell'Ovest li fermano, chiedono come va, bevono la birra, suonano la chitarra. Sono tanti. Forse cinquecentomila. Le differenze non si vedono. E sono tutti bellissimi.

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