Vittorio da Rios, a proposito di conoscenza, di memoria e di Sardegna, ci manda un bel ricordo di Gramsci, e non solo…
“Laurana Lajolo scrisse le più belle pagine dedicate a Gramsci, Ricche di poesia e di grande “amore” per il suo “eroe intellettuale”. Ricorda, Laurana l’intelligenza potente e precoce che Antonio dimostra fin da piccolo.Non ha ancora cinque anni, quando senza essere mai uscito dal paese riesce a indicare in una carta geografica murale,il villaggio dove abita e le principali città italiane, e sa definire cosa sia un’isola. Quando Nino comincia ad andare a scuola apprende rapidamente a scrivere, ma non riesce mai a ricordare che “uccello” si scrive con due “c” e la madre, pazientemente corregge più volte quell’errore. La madre Peppina Marcias , donna molto evoluta e di cultura superiore per quel tempo nonostante avesse frequentato solo la terza elementare, costante ben presente nei ceti popolari e rurali. Dolcissima narratrice di favole per i suoi bambini,che la ascoltano estasiati soprattutto quanto canta con voce potente alla sarda. Antonio rimarrà sempre profondamente legato a lei,un amore profondo e intenso che la madre ricambia con altrettanta intensità. Ne ammira le doti di coraggio, e di dignità nell’affrontare le traversie e i dolori della vita.Le scriverà dal carcere lettere di struggente amore e ne trova fondamentale linfa vitale per superare gli ostacoli derivati dal “mondo grande e terribile” e dalla angosciante solitudine che vive nei lunghi anni di detenzione..Antonio non viene informato della morte della madre Ignaro che la mamma era morta continuava a scriverle a chiederle il significato di alcuni lemmi sardi che lui si era dimenticato.di come erano diventati i luoghi, le vie, le case, i prati, dove lui giocava da bambino e che sempre portava nel cuore.Dopo la condanna e il carcere per Il padre di Antonio “Francesco”,Vergogna disonore e miseria colpiscono Peppina,che teme di non farcela ha sette figli da sfamare e a volte dopo avergli raccontato le “eroiche” fiabe sar de si vede costretta a metterli a letto privi della cena.Antonio porterà dentro nel suo animo per sempre questa lacerante ferita.La mamma non lo informa di quanto accaduto lo fa solo con il fratello maggiore.Gennaro.Lo apprende a scuola quando con dileggio scherno e mormorii sottovoce percepisce quanto accaduto.dagli altri bambini.Si arrabbierà tantissimo e ne soffrirà per non essere stato avvisato.e si chiude in un silenzio dolorosissimo. Legame straordinario quello di Antonio con la madre,come lo fu per Pier Paolo Pasolini nei confronti della sua amatissima mamma che riposa al suo fianco a Casarsa della Delizia in Friuli. Gramsci anche Pasolini ebbe un rapporto complesso e spesso conflittuale con il padre. Laurana descrive con grande passione e struggente tenerezza il disfacimento di Gramsci, Il suo “eroe” intellettuale.Il prof, Frugoni che lo visita alla fine di agosto del 1936 ne costata le sua situazione disperata: Morbo di Pott,tbc polmonare,ipertensione con crisi di angina pectoris,e di gota,il cuore debolissimo,Il disfacimento psichico e fisico è del tutto compiuto. Il grande italiano e patriota come lo definì il Croce ha 46 anni e di fatto ritornato libero e sogna di ritornare nella sua Sardegna riabbracciare la madre che non sa morta risentire le voci e il dialetto sardo.rivedere i luoghi della sua infanzia, rivedere Julia e i suoi due figli Ma una paralisi lo colpisce al lato sinistro proprio come quel passerotto che gli teneva compagnia morto nella cella a San Vittore, si trascina faticosamente verso la porta chiamando aiuto. Nell’arco di due giorni il più grande pensatore rivoluzionario della modernità, come il passerotto nell’arco di due giorni scivola in un’agonia di solitudine senza più messaggi. Alle 4.10 del 27 aprile 1937 il suo cervello è vinto dalla emorragia celebrale, un respiro più straziante degli altri e poi il silenzio.Tatiana ne salva i quaderni.E come dimenticare osserva Terracini la scia di vuoto e solitudine che accompagna il carro funebre fino al cimitero.con la barra di Gramsci.Ho ritenuto doveroso fare questo breve “appunto” su Antonio Gramsci grande sardo che amava con un sentimento struggente la sua terra,Se avesse vissuto come quei centenari ricordati da Francesca avrebbe percorso il secolo breve fino agli anni 90 e chissà quali altri tesori di alto valore filosofico e storico quanto profetici attraverso suoi ulteriore scritti ci avrebbe trasmesso. Ricordo che nel 1972 allora carabiniere ausiliario “ventenne” mi recai con il mio battaglione stazionato a Laives “Bolzano” a fare le “esercitazioni a fuoco” a “Teulada”,pensa un po trovarmi con un fucile mitragliatore a sparare “non a salve” su un nemico immaginario,formato da sagome e lanciare bombe a mano per respingere il “nemico” che veniva dal mare. Operazioni non poco pericolose, con il concorso di aerei da combattimento, carri armati, anfibi, e altri corpi dell’esercito oltre a noi Carabinieri.E da li immagino che è nata la mia vocazione pacifista e avversa ai guerrafondai quanto una intima avversione per le stellette e divise militari avendone vissuto e ben compreso la totale inutilità.A rendere meno farsesca e tragicomica la cosa era il nostro comandate Ricordo il suo nome capitano De Sio che era un straordinario napoletano umanista che appena poteva scioglieva i “ranghi” e ci mandava sulla spiaggia vicina,bellissima e estesa con un mare di una limpidezza e purezza unica poiche una volta sciolti i “ranghi” Il capitano De Sio ci lasciava totale ,libertà fino a mattina, Io fin da allora curioso di comprendere e capire passavo nottate intere a discutere e dialogare con i pastori che non molto,lontano avevano le loro greggi,Uomini che mi ricordavano Emilio Lussu, per dignità e saggezza contadina.Grazie Francesca per questo tuo raccontare di questi centenari Donne e uomini che hanno attraversato gran parte del secolo breve e che stanno vivendo questo inizio del terzo millennio,Monumenti di cultura storia sapienza.che solo la terra sarda che ci ha dato Gramsci poteva generare.Un caro saluto.” Vittorio da Rios