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    le malattie dell’anima….

    animo carceratoVittorio da Rios ci regala la sua profonda riflessione: “Noi siamo nati in questa condizione di viventi soggetti a malattie dell’anima, non meno numerose di quelle del corpo ,non perché siamo ottusi e tardi, ma perché non facciamo uso del nostro acume e siamo esempio di male l’uno all’altro. “Seneca Lira, II 10,3” Tutti gli scritti.Il saggio non subisce ne ingiuria né offesa.Non è virtù sopportare quello che non ti fa soffrire. “Seneca la costanza del saggio”. Poiché a Socrate offrivano, ciascuno in proporzione alle sue possibilità, molti doni, Eschine, un discepolo povero, gli disse: ” Non trovo niente da offrirti che sia degno di te, e per questo soltanto mi rendo conto di essere povero. Perciò ti dono l’unica cosa che possiedo: me stesso. Ti prego di gradire questo dono, qualunque sia,e pensa che gli altri, pur avendoti donato molto, hanno tenuto per se stessi molto di più. E Socrate gli rispose: ” E perché il dono che mi hai fatto non dovrebbe essere prezioso, a meno che tu non abbia poca stima di te? Avrò, quindi cura di restituirti te stesso migliore di come ti ho ricevuto”. “Seneca i benefici” .Vi è un filo rosso che collega il pensiero di Seneca alla grande elaborazione antropologica balducciana. La crisi della civiltà come fine del monologo: l’apparizione dell’altro. Scrive Ernesto Balducci “Nell’altro” come Fine dell’eurocentrismo: A questo punto io mi domando se il futuro dell’umanità non abbia per caso altre risorse, se alle soglie del tempo nuovo in cui ci stiamo inoltrando, passo dopo passo, con perplessità e paura, non ci sia un evento capace di dare una svolta alla storia.quella svolta che è in qualche modo contenuta, presentita, auspicata dalla cultura più avanzata del nostro tempo. Questo evento è l’apparizione dell’altro, è la crisi della civiltà come fine del monologo. Sappiamo, rileva Balducci, come la storia della civiltà non abbia confini nebulosi,ha origini ben precise nella rivoluzione neolitica avvenuta press’a poco nell’area mediterranea.La corrente calda, che attraversa nelle sue varie configurazioni la civiltà, è la passione per il futuro del mondo,che è poi lo spartiacque che separa l’Oriente in cui c’è una specie di staticità, di immersione nell’essere al di fuori dei ritmi diacronici dell’esistere, e l’Occidente, che invece è proteso verso il cambiamento del mondo.la profezia di Israele ha aperto orizzonti messianici sul futuro, Atene ha fornito lo strumento scientifico a questa passione per il mondo,Roma ha fornito gli strumenti giuridici. Il cristianesimo si è inserito in questo quadro di civiltà sacralizzando questa creazione, di cui i nostri padri ne erano innamorati e di cui guardiamo con occhi secondo i casi “compiaciuti o sgomenti” In questa civiltà continua Balducci per riferirmi al suo cantore filosofico più alto Hegel, la ragione umana ha come dispiegato, nella serie dei fenomeni, le articolazioni di se stessa.La storia non è che l’apparire, al livello dello spazio-tempo, della logica del pensiero, per cui le vicende più diverse che sono cadute nell’orizzonte della storia umana sono state ricondotte alla indentità dell’idea con se stessa:il diverso, l’irriducibile,a questa razionalità non ha peso, è da relegare,come brutalmente Hegel ha ripetuto più volte, tra i fenomeni di natura, i popoli non occidentali sono popoli di natura,non sono nella storia.la negazione dell’Altro fino a queste radici metafisiche, è una caratteristica dell’Occidente. Che cosa accadrebbe si chiede Panikkar se noi semplicemente smettessimo di affannarci a costruire questa tremenda torre unitaria:cominciassimo a costruire sentieri comunicativi invece che solo di trasporto? Fra differenti tribù, stili di vita, religioni,filosofie,colori e tutto il resto? Gaetano Filangieri nella scienza della legislazione asserisce: Nè la vendetta dell’offesa arrecata alla società ne l’espiazione del reato sono gli oggetti delle pene. La vendetta è una passione e le leggi ne sono essenti.E la giustizia non è una di quelle terribili divinità alle quali i loro crudeli adoratori immolano le umane vittime per placare il loro preteso furore.le leggi allorché puniscono, hanno inanzi agli occhi la società, e non il reo esse sono mosse dall’interesse pubblico e avere un potere fortemente dissuasivo nei confronti di ulteriori “reati” Filangieri dedica un libro intero all’interno della sua monumentale opera alla educazione dando una serie di indicazione precisa per una “educazione universale”di tutto il popolo.Il popolo deve essere educato alla virtù.Nessun uomo può ignorare le sue leggi che non sono i risultati delle massime dei moralisti,ne delle spesso sterili meditazione dei filosofi,ma bensì queste sono i dettami di quel principio di ragione universale,in quel senso morale del cuore che l’autore della natura ha impresso in tutti gli individui della nostra specie.come la misura vivente della giustizia e dell’onesta. La scienza della legislazione presenta una demolizione morale e filosofica del feudalesimo che è arbitrio e prepotenza. Che oggi dopo 231 anni dalla sua morte avvenuta a soli trentacinque anni.e in un contesto sociale-economico radicalmente cambiato rispetto al 1700, sembra tuttavia che ci si affacci un nuovo feudalesimo violento sperequativo con una “scienza giuridica del diritto” e sue applicazioni concrete che pone obbiettivi repressivi sanzionatori che hanno come obbiettivo e unica soluzione inanzi a “crimini di sistema” collettivi l’individuo singolo come responsabile e ne paga le conseguenze con realtà individuali di sofferenza “fine pena mai” e di morte in carcere che tutti ben conosciamo.O ritenuto di fare queste breve considerazioni citando Seneca,Socrate,Balducci,Panikkar, e in ultimo Filangieri poiché ritengo che vi sia una connessione potente tra questi grandi spiriti che si esplica nella ricerca concreta effettuale della idea della “giustizia”e equità,e della convivenza quindi “armoniosa” pacifica tra tutte le creature umane.Queste due opere che con grande passione e professionalità, quanto pathos etico-morale e sociale Francesca ha curato sono monumenti viventi, dentro storie individuali sommerse a vita, della inutilità scandalosa del carcere sia come forma di espiazione a “tempo” quanto più assurda e incivile se essa si esplica in forme definitive come l’ergastolo e l’ergastolo ostativo.Partendo dalla elaborazione del Filangieri che ha gettato le basi oltre 200 anni fa per la costruzione di una civiltà legislativa universale che ponga come base fondativa: L’educazione, la formazione.l’alta scuola filosofica del diritto e della capacità di giudizio. E come io modestamente da tempo vado sostenendo agire sulle cause sulle “strutture” che determinano le tragedie personali, e non agire solo sulle conseguenze.”Vittorio da Rios

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