Eccone una nuova nuova. O meglio, vecchia come tante. E che come tante passava quasi in sordina. Anche perché non bella, diciamo la verità… come qualcosa di sgarbato, di poco armonico. Ma ora, da qualche tempo, rimbalza qua e là con leggera disinvoltura… Eccola: Respingimento. Meglio Respingimenti. E sono, devono essere, si sente dire, cosa comune. Come dire oggi c’è il sole. E oggi, c’è stato un respingimento. La politica dei respingimenti, assicura il ministro deputato alla cosa, continuerà. E non c’è nulla di male… Forse, ma c’è qualcosa che suona male, in questa parola, come una nota stonata… Mano al vocabolario, allora. Alla voce respingimento, si legge: energico allontanamento, dal verbo respingere, allontanare prontamente, violentemente. Andiamo al soggetto che esercita l’azione del respingimento. Un termine che suona ancor peggio: respingitore. E che significa ( dal Devoto-Oli): responsabile di allontanamenti, o autore di rifiuti. Sì, proprio così, autore di rifiuti…