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    Come avere l’uomo che desiderate? Impastatevelo da sole…

    la-giovane-donna-sexy-prepara-pasta-nella-cucina-ragazza-bionda-sulla-impasta-mano-felice-c-del-primo-piano-che-alla-domestica-141446773Questo è un piccolo appunto pensato per sole donne. Se poi anche gli uomini volessero darvi un’occhiata, giusto per capire…

    Leggendo l’ennesima tremenda notizia di donna uccisa da un uomo, marito o compagno e ex che sia… che anche questa settimana si mantiene la media… molto ci sarebbe da dire, e da piangere, a proposito di comportamenti, di mancata educazione e cultura che, come da tempo sostiene Umberto Galimberti, tanto orrore produce. E finiamola con la baggianata del raptus, che è solo, come chiarisce, “fantapsicologia”!
    Ma per evitare almeno una volta tanto di piangere, che non si finirebbe più, e giusto per “alleggerire” questa domenica di maggio, avrei un suggerimento…
    Se la premessa è che a proposito di cambiare la testa, e l’anima, degli uomini ci sia poco da fare, e visto che poi alla fine di questi uomini sembra non si riesca a fare a meno (vuoi una certa strana idea che ci si è fatti della vita, vuoi sogni cui si rimane ostinatamente attaccati, vuoi, fuor di ipocrisia, questioni di ormoni che tanta lucidità spesso annebbiano…) l’idea sarebbe questa: di costruirselo da sé il proprio uomo. Marito o amante che sia. Per gli ingredienti, per andar tranquille, si inizi con materia inanimata (vi vedo già interessate e pronte a trasformarvi in apprendiste del dottor Frankestein…)
    Costruirselo, dunque?! E come?
    Ancora una volta la risposta è nelle fiabe, he narrano di cose che mai sono state e sempre sono…
    La ricetta la troverete in un “cunto”, dal Cunto de li cunti, di Basile, fonte fantastica di ispirazione per poeti e scrittori, e non solo.
    “Smalto Splendente”, il titolo della novella. E già accende una luce nel cuore.
    Qui si narra di Betta che era figlia di un mercante e di matrimoni sembrava proprio non ne volesse sapere…
    Ma un giorno che il padre prima di partire per una fiera le chiese cosa desiderasse al suo ritorno, disse: “Portami mezzo vaso di zucchero di Palermo e mezzo vaso di mandorle ambrosine, sei boccette d’acqua di rose e un po’ d’ambra. E dovresti anche portarmi una quarantina di perle, due zaffiri, del filo d’oro e un rasoio d’argento”. Il padre si meravigliò un po’, ma al ritorno le portò tutto quello che lei gli aveva chiesto. Betta allora si chiuse in camera, fece un grande impasto di mandorle e zucchero, acqua di rose, aggiunse l’ambra e poi perle, zaffiri, filo d’oro… e “modellò un giovane di tanta grazia che gli mancava solo la parola”.
    Betta, che aveva fatto quell’uomo seguendo ciò che le dettava il cuore, se ne innamorò e, dato che credeva nei miracoli, tanto pregò la dea dell’amore, che la statua cominciò a parlare, a camminare… Divenne un uomo vero. Un uomo preciso preciso quello dei suoi desideri.
    E lo battezzò Smalto Splendente, questo sì, da sposare.
    A chi volesse seguire l’esempio di Betta, suggerisco di stare bene attenta agli ingredienti. Perché Betta, forse presa dall’entusiasmo, qualcosa deve aver dimenticato, perché la storia non finisce lì, e anche per la giovane donna inizia un percorso lungo e pieno di ostacoli.
    Stando sempre al Basile, quando si celebrò il matrimonio, e si fece una gran festa, fra gli invitati capitò una regina sconosciuta che, alla vista della bellezza di Smalto Splendente, se ne incapricciò. E quello, che “da poco aveva aperto gli occhi sul mondo e di malizie poco se ne intendeva”, si lasciò prendere per mano e condurre in un regno lontano, dove divenne marito della regina.
    E ci risiamo. La regina rappresenta un altro femminile… Betta, che è un’artista, la Regina, che sa solo portar via… Insomma la rappresentazione dell’eterno triangolo…
    E lì, in verità, comincia tutta un’avventura alla ricerca dell’uomo rapito, fatta di formule magiche, di vecchine gentili… tricche varlacche, ca la casa chiove; anola tranola, pizze fontanola; tafar’e tammurro, pizze ’ngongole e cemmino…
    Arrivata infine alla reggia della regina che le aveva portato via l’uomo, Betta offrì alla rivale una carrozza d’oro e chiese in cambio di dormire una notte con suo marito. La regina, che di cose prezione non era mai sazia, accettò, ma fece coricare Smalto Splendente accanto a Betta dopo avergli fatto prendere un sonnifero. E lui, che tanto faceva quanto gli dicevano di fare, non s’era ancora gettato sul materasso che già dormiva come un ghiro.
    Sarà stato pure bellissimo quest’uomo, ma … così fragile… così obbediente… all’una o all’altra… Attente dunque, dicevo, all’impasto.
    Inutile dire la rabbia di Betta, che il giorno seguente, capito l’inganno, ci riprovò. Qui naturalmente arriva un altro magico vecchino che soffia due paroline all’orecchio di Smalto Spendente e lui che qualcosa iniziò a capire (finalmente!) questa volta non bevve quello che le aveva preparato la regina. E quella notte non si addormentò, consolò Betta come meglio seppe, e poi i due fuggirono insieme.
    Bel finale, no? Vi vedo già avviarvi verso la cucina canticchiando … nu panaro chino, chino, tutt”e fravule ‘e ciardino… Mèle, zuccaro e cannella: te ‘mpastaje ‘sta vocca bella…
    Vi propogno comunque di provare con gli ingredienti della ricetta del cunto di Basile, perché non risulta che poi Smalto Splendente si sia mai stancato di Betta e abbia cercato altre regine, o che, spinto da malcostume, l’abbia mai aggredita, abbia mai pensato di ucciderla. O almeno Basile non ce lo racconta.
    Alla fine, chiudendo gli occhi sulla parentesi della fuga con la prima regina di passaggio, che dire… andrebbe pur bene così.
    Dunque, cominciamo a raccattare gli ingredienti. Zucchero, mandorle ambrosine, perle, del filo d’oro…
    Certo non costa poco. Ma pensate a tutto il dolore, a tutto il sangue che verrebbe risparmiato…

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