Fiabe. Perché rileggerle? Perché sì. Se il tempo delle nostre cose va via in fretta. Cenerentola, i Musicanti di Brema, La rosa e l’usignolo… sono fiabe che tutti abbiamo ascoltato da piccoli, e magari leggiamo ancora. Come tutte le cose dell’uomo le fiabe si trasformano. Genere letteario con Perrault, raccolta per una sorta di monumento nazionale con i fratelli Grimm, poesia dell’animo con Andersen, ritorno alla fonte come letteratura con Calvino, che ha composto la grande raccolta di fiabe italiane, un lavoro prodigioso che Calvino ha descritto come “un tuffo in un mare dove ci si spinge non per il piacere sportivo di nuotare fra ode insolite, ma attratto da un richiamo di sangue… quasi per salvare qualcosa che si agità là in fondo… se no perdercisi senza tornare a riva…”