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    Sogni lucenti tra mura bianche di cemento

    Copertina FARINA_Layout 1Riflettendo sui meccanismi dell’informazione, specie delle news, a volte delle macchine che tutto travolgono. Un ricercato finalmente veniva consegnato alla giustizia, e tutto per me finiva lì..
    E invece, e invece… molti anni dopo ho capito che quando si chiudono le porte di un carcere, le storie non finiscono, ma lì cominciano.
    Incontro con Giovanni Farina, implicato nel sequestro Soffiantini, accusato e poi assolto per l’omicidio dell’ispettore dei Nocs, Donatoni. Una vicenda dalle tante ombre. E due libri, per tentare di capire qualcosa di un uomo e del nostro paese.

    Ricordate la vicenda del sequestro dell’imprenditore Giuseppe Soffiantini? Era la fine degli anni ’90. L’ultima “zampata” dell’Anonima, si disse. Fra i coinvolti, Giovanni Farina, che nel mio vagare fra carceri e detenuti ho conosciuto. Prima attraverso una lunga corrispondenza, poi ho l’ho anche incontrato, dopo aver curato un libro con suoi testi. Racconti, riflessioni, poesie.
    Farina è persona che scrive molto, e bene. Mi aveva colpito subito, perché oltre a raccontarmi della sua condizione, la fatica, le speranze, i momenti di sconforto… mi mandava di tanto intanto racconti. insieme a considerazioni sulla vita e sul mondo. Scritti molto profondi. Poesie anche qua e là…
    La corrispondenza con chi è in un carcere all’inizio è molto cauta, come se ci si annusasse a distanza, poi accade che si “apre”… così è successo con la valanga di scritti e testi che Giovanni Farina mi ha mandato. Perché Giovanni (ormai ci diamo del tu) sembra aver registrato istante per istante tutta la sua vita.
    E non è stato facile decidere, quando mi ha chiesto di curare il suo libro. Non è facile scegliere da una vita. E che vita… Ma l’ho fatto. E non solo perché è sempre bello maneggiare cose belle (ci sono pagine sorprendenti), ma perché ho sentito che qualcosa gli dovevo, in riparazione di un torto che ho capito di avergli fatto.
    Un torto?, vi stupirete, a un “bandito” che neppure conoscevo…
    Ebbene sì, ed è cosa che ha a che fare con il mio lavoro. Perché, lavorando per notiziari, è capitato anche a me di “passare”, come si dice, una notizia che lo riguardava.
    L’agenzia di stampa lanciava: “Catturato uomo della banda del sequestro Soffiantini”. Sapete quelle notizie stringate… ed era notizia succulenta, ché c’era per lui anche un’accusa di omicidio, per la morte dell’ispettore dei Nocs, Samuele Donatoni, morto durante un’operazione per tentare di liberare l’ostaggio. Poi si saprà che l’accusa era ingiusta, Donatoni era stato ucciso da “fuoco amico”…
    Ma allora cosa importava… Non c’era tempo per i dubbi e le indagini, se ne sarebbe occupato qualcun altro. I meccanismi dell’informazione, specie delle news, sono a volte delle macchine che tutto travolgono. Un ricercato finalmente veniva consegnato alla giustizia, e tutto per me finiva lì. Di lui mai più mi sono occupata, non occupandomi in genere di giudiziaria.
    E invece, e invece… molti anni dopo ho capito che quando si chiudono le porte di un carcere, le storie non finiscono, ma lì cominciano.
    Così, quando mi è capitato di conoscere la vicenda carceraria di Giovanni Farina, quando ho letto le sue lettere, la sua interessante scrittura trapuntata di poesia, ho cercato di capire qualcosa di più di lui e della sua vicenda giudiziaria.
    Ora non sto qui a raccontare il perché e il percome di una storia intricatissima e complessa, ma Giovanni Farina è persona che non ha ucciso nessuno, eppure sta scontando una pena lunghissima, per lunghi anni da ergastolano, dopo un decennio al 41bis, finché una sentenza (dopo un procedimento durato dieci anni, dieci pensate…) ha stabilito che la sua pena non avrebbero potuto commutarla in ergastolo, com’era invece avvenuto. Dieci anni… e questo è solo un episodio di una vicenda abbastanza contorta, con qualche forzatura e un certo accanimento.
    Giovanni Farina è persona che non ha ucciso, eppure ancora non ha il permesso di un’ora per affacciarsi sul mondo che pure, a scadenza pena, dovrà incontrare.
    Dubbi, dubbi, dubbi…
    Da quando ho affondato le mani nella sua vita, senza la fretta di un redattore di news, mi sono soprattutto chiesta perché mai Giuseppe Soffiantini, la vittima del sequestro, quando dopo l’arresto di Farina fu chiamato a un confronto in carcere, non ha riconosciuto in lui il suo carceriere. E poi, ancora, perché mai gli abbia addirittura pubblicato a sue spese un libro di poesie…
    Ebbene la risposta l’ho trovata poco tempo fa in un libro scritto da Mario Almerighi, il magistrato che assolse Farina dall’accusa per la morte dell’ispettore Donatoni. “Mistero di Stato” si chiama quel libro, in bilico fra la cronaca e il romanzo, dove si pongono molti interrogativi che aprono inquietanti scenari… Donatoni fu ucciso da fuoco amico, si era stabilito, ma ci sono molte ombre sulla morte dell’ispettore dei Nocs che in quel periodo era, a Palermo, caposcorta del procuratore capo Giancarlo Caselli, richiamato dal suo incarico per il tempo dell’operazione dove avrebbe trovato la morte…
    Ma non è questo di cui voglio parlare. Almerighi narra le indagini, i dettagli del processo, parla anche delle fasi del sequestro di Soffiantini. Ebbene qui si capisce che per ben due volte Giovanni Farina ha salvato la vita all’ostaggio, che gli altri uomini della banda avrebbero voluto eliminare.
    E ho forse capito. E ho riconosciuto il filo d’umanità mai spezzato, neanche nei momenti peggiori… quell’umanità che, all’inizio stupendomene, ho trovato nelle parole e poi letto negli occhi di Giovanni quando infine l’ho incontrato…
    E ancora una vota mi sono vergognata di quelle quattro righe buttate giù con superficialità e presunzione. Con indifferenza, che è forse la cosa peggiore…
    Questo libro che ho curato per lui, davvero glielo dovevo. “Sogni lucenti fra mura di cemento” s’intitola. L’ha editato LibriLiberi, per l’associazione Liberarsi. Vale la pena di leggerlo, se volete capire qualcosa di un uomo. E intrecciatelo con la lettura di “Mistero di Stato”. Se volete capire qualcosa del nostro paese…

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