Lo ammetto… ogni settimana, appena arriva la rivista Internazionale (siamo abbonati), io e il Gatto corriamo subito alle ultime pagine per leggere, ebbene sì, l’oroscopo di Rob Brezsny. Divertenti, provocatorie, fuori dall’ordinario, le previsioni-profezie dell’astrologo americano…
Come tutti quelli che fingono di leggere senza crederci o sperarci appena un po’, spesso ci troviamo alquanto spiazzati… Ma questa settimana forse era proprio quello che ci serviva per rianimarci un po’… O almeno così abbiamo creduto…
Vi leggo. Pesci:
<Hunter S.Thompson, creatore del cosiddetto giornalismo gonzo, cioè ironico e molto personale, non sempre era stato così folle. All’inizio della sua carriera si sforzava di usare una prosa seria e misurata. Quando decise di rinunciare a quello stile per un altro più disinibito, disse che era stato “come cadere nella tromba di un ascensore e atterrare in una piscina piena di sirene”>.
Per noi Pesci, dunque, Brezsny vede e prevede che in futuro ci accadrà qualcosa di simile. Metaforicamente parlando, ovvio.
Stupefacente, abbiamo pensato! Sembra abbia percepito, il Brezsny, qualcuno rimbrottarci… “non se ne può più… a randagiare sempre fra i vicoli delle nostre miserie quotidiane… a rimestare cupi fra i rifiuti di prigioni, campi rom, mattarelli, migranti… il troppo insistere su certi argomenti, non è detto aiuti sempre la causa…”. E ancora… “il tema che piace tanto a te può piacere meno a chi ti legge…, e un po’ di attenzione sarebbe anche bel gesto di democrazia comunicativa…”
Noi, io e il Randagio, ci siamo confusi… e che significherà mai questa democrazia comunicativa? Sforzarsi di parlare di tutto un po’(?)… tessere maglie di temi magari distraenti e attraenti, e quando poi la rete è tesa… zac! rifilare il mesto argomento che ci sta a cuore?
Non ci convince… sarebbe come lasciare da parte le cose che meglio si cerca di conoscere e capire… e diluire l’anima…
Beh, devo ammettere… se questa è democrazia comunicativa, Gatto Randagio non è democratico. Si può dire?
Queste e mille altre domande ci siamo fatte, io e il Randagio, senza trovare risposte… ma prima di andare del tutto nel pallone, ecco che arriva la magica profezia che, confusi come siamo, abbiamo pensato fosse da prendere alla lettera…
Precipitare nella tromba dell’ascensore è stata cosa davvero paurosa… come attraversare almeno tre passaggi del libro tibetano dei morti… ma poi…
Il tuffo nell’azzurro della piscina delle sirene è sembrato ripagare di tutto…
Ed eccoci a sguazzare nell’acqua… armati di quaderni e penna, pronti a prendere quanti più appunti possibile, per poi al rientro raccontarvi delle seducenti e luccicanti cose che il canto delle sirene ci avrebbe raccontato…
Belle le sirene, sì… belle, giovani, fluttuanti… Sorridono, canticchiano… ma di cosa parlano?
“Lingua incomprensibile”, si è presto innervosito il Gatto, che a un tratto ha osato chiedere loro: “Insomma, di che parlate? Siamo venuti qui apposta ad ascoltare storie che sappiamo fantastiche… fatevi comprendere… un po’ di democrazia comunicativa, suvvia!”
Non l’avesse mai fatto. Un’eco terribile ci ha avvolto e poi… è piombato il silenzio.
Miseri noi! Eppure anche il Gatto sapeva del monito di Kafka: “Ora le sirene hanno un’arma ancora più fatale del canto, il loro silenzio”.
E le verità, nascoste in quel silenzio, potrebbero essere terribili…
Ma ormai il guaio è fatto.
Le sirene, le sirene… se le si infastidisce si svelano per quello che sono… tutto l’ambiguo, tutto il doppio… e se volete capirne qualcosa di più date uno sguardo alla Guida agli animali fantastici (di Ermanno Cavazzoni, Guanda)… un bestiario comico e meraviglioso, dove l’essere fantastico più affascinante e sensuale rimane la sirena. Bellissima, seducente e inavvicinabile…
A guardarla bene sembra “anche un po’ assente, come lo sono i pesci che non hanno espressione, o le fotomodelle”. Con una sirena, si spiega, non c’è salvezza: se un giovanotto le si avvicina, lo avvinghia e lo porta sott’acqua… se improvvidamente lui la bacia, lei gli mangia la bocca, “perché al posto dei denti hanno laminette taglienti…” e poi “lei tira sotto il giovanotto e mangia anche un po’ del suo apparato sessuale…, glielo fagocita, per via che è vermiforme, e poi lascia il resto ai muggini e alle murene…”
Giusto mentre ricordavo al Gatto di questo illuminante libretto, una sirena, la più carina, è venuta vicino vicino a noi, ci ha stretto all’angolo, al bordo della piscina, e quando ne abbiamo sentito sul viso l’alito (odora di pesce, se vi interessa)… ha sfoderato una fila di dentini aguzzi aguzzi…
Sarà stato lo spavento, ma la piscina argentata è trasmutata tutta in una sorta di pozzanghera, popolata da mostri che sembravano usciti direttamente dal brulicante delirio di Bosch… Il vecchio Hieronymus .. che ci riporta, senza infingimenti, alle immagini del nostro inferno quotidiano…
Poi tutto si è ricomposto, ma a noi, a me e il Gatto, è rimasta l’inquietudine…
Questa piscina di sirene proprio non fa per noi. Preferiremmo tornare a rimestare fra i rifiuti del nostro mondo, lassù…
Ma non ho con me il libro, quello tibetano dei morti… avrei provato a pronunciarne all’incontrario le preghiere, per cercare di risalire il passaggio del buio…
E finché non riesco a ripescarle, quelle formule, dal fondo della mia memoria, ci toccherà restare per un po’ in questa piscina, cercando di non affogare… a guardarci da queste mute sirene che per ora ci hanno voltato le spalle e danzano… danzano… al suono di una musica che, per quanti sforzi facciamo, non riusciamo a sentire…