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    corre troppo questo treno…

    treno-fbLeggendo… dell’addio al sogno di volare sulle rotaie da Roma a Milano in due ore e 40 minuti, alla “supersonica” velocità di 350 chilometri l’ora… Il ministero delle infrastrutture e trasporti ha deciso: troppo oneroso e troppo faticoso, per ridurre quei dieci minuti di viaggio o poco più…
    Gatto Randagio, non vi nascondo, ha tirato un sospiro di sollievo e con una certa soddisfazione si è stiracchiato sulla poltrona della Freccia che, venerdì scorso, lo portava verso il nord…
    Perché il Randagio, devo confessarvi, in nessun posto si sente a suo agio come su un treno in movimento. E non importa quanto lungo sia il tragitto se il cammino diventa meta, e la meta è lo spazio di libertà che si apre fra il luogo che si lascia e quello a cui si va incontro… Per cui capite bene come l’idea del continuo stravolgimento del rapporto spazio/tempo lo metta in agitazione… come rubargli spazi di vita…
    Certo, da un po’ tutti e due, il Randagio e io, abbiamo pur fatto l’abitudine a questa sorta di metropolitana di lusso che sono diventati i treni veloci (in tutto spregio delle tratte locali, e qui si aprirebbe un altro capitolo…), ma non è stata cosa indolore. Sapete, fra noi, fra me e il Gatto, nello spazio del tempo libero che si apre fra una partenza e un arrivo, si parla di tutto, e tutto può accadere… Così venerdì scorso, mentre il nostro treno ci portava verso il nord, fra le varie cose il Gatto mi ha raccontato della sua prima volta su una Freccia. Un viaggio Roma-Napoli percorso in poco più di un’ora. Esperienza davvero spiazzante che lo aveva sconquassato… Un colpo di mano, mi ha detto, che gli aveva sottratto il piacere del tempo del cammino.
    “Sai – ha iniziato a spiegare – per raggiungere un posto bisogna avere il tempo di prepararsi, a quel posto. Anche dentro di sé… Non si può passare dal profilo del Colosseo a quello del Vesuvio senza avere il tempo di capire quel che ci passa di mezzo…”. E mi ha citato Fromm: “L’uomo moderno pensa di perdere qualcosa, del tempo, quando non fa le cose in fretta. Però non sa che fare del tempo che guadagna, tranne che ammazzarlo”.
    “Non mi piace affatto sentirmi un omicida…”
    Il Randagio ha iniziato a filosofare e farneticare a proposito della nostra vita, che è, ha detto, ogni giorno una corsa, e così il nostro tempo rotola, rotola senza sosta… come su questi treni lanciati a tutta velocità… ma qualcosa, qualcuno a volte c’invita a fermarci…
    E mi ha ricordato il racconto che ci aveva mandato una favolista spirituale (sì si dice proprio così), Cleonice. Cleonice Parisi… “Un racconto, che parla in favolese, come sa fare la mente che dell’anima ha visitato il paese”. E si è quasi perso in quel sogno.
    Va beh, ve lo riassumo io. E’ la storia di un treno che durante la corsa a un tratto si blocca. Cos’è, cosa non è… il macchinista scopre che a fermare il suo treno è stato del semplice fieno, che si era arrotolato attorno alle ruote e ne aveva ostacolato il movimento. Il macchinista s’era adirato, il suo treno era sempre puntuale e ora avrebbe avuto un ritardo sulla tabella di marcia. Cosa fare, cosa non fare… per farla breve (Cleonice mi perdonerà se molto sintetizzo il suo delizioso racconto) all’improvviso comparve un pastore seguito da un gregge di pecore, che si avvicinò al macchinista e gli disse: “Amico, se vuoi potrei darti una mano, per le mie pecore quel fieno sarebbe un pasto e tu risolveresti il guasto”.
    Il macchinista, per quanto perplesso, lasciò fare. Le pecorelle in un attimo, brucando, liberarono le ruote del treno dal fieno. Il macchinista, felice, si voltò per ringraziare, ma… il pastore e il gregge non c’erano più… Stupito e un po’ smarrito li cercò frugando nello spazio intorno e… solo allora si rese conto di essere al centro di un’immensa distesa di fiori coloratissimi e profumatissimi…
    “Fu rapito da tale bellezza- il Randagio vuole raccontare lui come va a finire- e si mise a correre nel prato raccogliendo fiori… Era come tornato bambino… felice e libero. E da quel giorno decise che la sua locomotiva non avrebbe più corso tanto veloce… Chiara la morale?”
    Il Randagio ricordava perfettamente le parole di Cleonice: “Non aspettare che sia la vita a frenare il tuo treno in corsa, rallenta tu e vivi l’attimo. Ogni uomo è un treno in corsa, sino a quando una fermata non ci viene imposta, ricordati del treno che aveva come freno il fieno e che grazie a quella sosta imposta, capì che la ricchezza della vita non era nella corsa, ma nel saper godere della sosta”.
    E ha tratto, il Gatto, conclusioni tutte sue: “Magari ai Trasporti, se avessero letto questa favola, prima di perdere tempo…”
    Gli ho sorriso. Chissà se Cleonice scrive ancora racconti… nello spazio del tempo libero del nostro viaggio sicuramente ci avrebbero aiutati ad aprire ancora porte… magari su altre corse impazzite nel verde… Ne avremmo avuto ancora bisogno. Per colorare pensieri un po’ grigi…
    A dirla tutta, venerdì scorso eravamo su un treno per Rovereto, da dove ci saremmo poi diretti a Villa Lagarina, per inaugurare una mostra di disegni di Mario Trudu, ve ne ho parlato spesso, persona detenuta alle soglie del quarantesimo anno di carcere. Neanche questa volta gli è stato concesso di essere con noi (ma se si pensa che quarant’anni di prigione non sono bastati a farne un uomo “redento”, magari c’è qualcosa di profondamente sbagliato nel sistema-carcere)…
    truduChe dire… abbiamo sognato anche per lui, per Mario, lo spazio di libertà di un viaggio in treno… facile immaginare di quante bellissime cose sarebbe riuscito a riempirlo, moltiplicandolo per mille e mille, lui che quarant’anni (una vita intera, provate a pensarci… ) è riuscito a riempirli tutti con lo spazio del tempo di una vita solo sognata…

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