Questa settimana Gatto Randagio è in Sardegna, per portare in giro il libro di Mario Trudu, che vive, per sequestro di persona, un durissimo, lunghissimo ergastolo, che neppure chi ha avuto condanna per feroci stragi in Italia… ma va bèh, di questo ne riparlerò…
Mi sono piuttosto chiesta, quando l’ho incontrato la prima volta, ormai anni fa, come si fa a sopravvivere a tanti anni di prigione, che ora sono 37. La risposta è nei suoi racconti, nei bellissimi disegni che li accompagnano, come in questo suo ultimo “Cent’anni di memoria, omaggio ai miei vecchi”, che è il racconto del ricordo della sua terra, del suo paese, Arzana. Ma non vi dirò del libro che se vorrete lo potete trovare ( editore Stampa Alternativa). Lascio la parola a Mario, facendovi leggere piuttosto la lettera che ha scritto all’editore. Marcello Baraghini, prima della pubblicazione. Una sorta di ‘manifesto’ letterario che non posso che condividere. Ascoltate…
“Al gentilissimo signor Marcello.
Eccomi di nuovo a scrivergli, spero di trovarla in buona forma, perché deve esserlo per forza per riuscire a seguire i miei discorsi (…). Ho saputo tramite la mia cara amica Francesca ( che sarei io ndr) che riceverà la mia nuova ‘opera’. Fra mille difficoltà sono riuscito a sporcare un altro po’ di carta.
Le scrivo per dirle con la massima gentilezza e rispetto, che desidererei che il mio manoscritto subisse il meno cambiamenti possibili, diciamo pure che sarei felicissimo se i cambiamenti fossero zero.
Sento sempre dire che nello scrivere devono esistere delle regole: “il racconto deve essere impostato in un modo”, “il romanzo in un altro”, per l’autobiografia ancora altre regole, e così via… io credo che non esista cosa più bella che essere spontaneo, sia sullo scrivere e sia sul modo di vivere la vita. E mi fermo qui. Signor Marcello, devo confessarle una cosa. A me non sono mai piaciute le regole, e a causa di questo qualcuno mi vede come un ribelle. Niente di più falso, io sono solo un uomo semplice e sincero e questo mio modo di essere trascina varie persone nell’inganno.
I miei racconti non voglio che risultino come se li avesse scritti un robot. Io sono fatto di polpa e di ossa e di tanti altri miscugli chimici, e sono in possesso anche di tutti i sentimenti, e tutti all’erta, e tutti vanno nella direzione giusta, almeno credo.
Se avessi seguito certe regole, il lettore camminerebbe con i piedi che non solo non sono i suoi, ma non esistono affatto. Mentre io voglio che il lettore cammini con i miei piedi, con le mie gambe, che respiri come respiro io, possibilmente che mentre legge riesca a pensare come penso io, e questo può accadere solo leggendo un racconto dove si descrive la sincera realtà dei fatti, senza aggiustamenti di nessun tipo, seguendo certe regole che renderebbero il mio racconto simile a quello e a quell’altro, o alla fine uno gusterebbe qualcosa senza sentirne il giusto sapore, se non quello dell’artificiale… non me ne vogliano i veri scrittori che seguono certe regole, le cose che dico valgono solo per i miei scritti, io non sono un vero scrittore, io non sono nessuno.
E vi dico perché sono cose valide solo per i miei scritti. Io non scrivo per scopi commerciali, né per ammazzare il tempo, come magari fanno altri qui dentro. Non ne avrei proprio il tempo, io sono sempre in viaggio, io qui in “casa” non ci sono mai.
Io provo a scrivere le cose per non dimenticarle. Certe cose non si dovrebbero mai dimenticare. Se ho rievocato i miei ricordi da bambino, è perché tutti quei vecchi che nomino meritavano di non essere dimenticati, ho scritto cose dette e vissute da loro, così non moriranno mai, Sono come me, resisteranno a tutto e a tutti.
A me la società ha dato in dono una condanna eterna, e per questo per adesso ho scontato solo 36 anni di prigione ( oggi sono già 37 ndr) giorno dopo giorno. Io a questo vecchi ho voluto regalare la vita eterna, resteranno vivi per sempre.
Allora, signor Msarcello, rimaniamo così, con meno cambiamenti possibili, oppure per far conoscere il mio racconto, dovrò aspettare la fortuna che un giorno si decidano a buttarmi fuori , e così poter andare nelle piazze dei paesi della mia Sardegna, e leggerne in ogni piazza un brano. Questo finché non inizieranno a lanciarmi pomodori, e se così fosse mi ritirerò in buon ordine.
Questo vecchio un po’ folle, le stringe la mano, grazie per tutto, anche per la resistenza avuta nel leggere la mia lettera
Mario Trudu
Presone de Santu Giminianu su 22 de austu de su 2015
Una cosa che ancora mi fa sorridere: quando Marcello Baraghini ha ricevuto questa lettera, mi ha subito telefonato con voce inquieta. “Pensi che non voglia più pubblicare con noi? Ma io non toccherò nulla!!!”. Io, che di Mario Trudu ormai sono “l’interprete ufficiale”, l’ho rassicurato, e ho rassicurato poi anche Mario, che della fedeltà alle sue parole sono ‘garante’… e così è uscito infine il libro, dove si intrecciano parole e disegni, spazi onirici che sono sorprendenti narrazioni nella narrazione…