Poche parole. Ripensando all’incontro con il padre di Eluana Englaro. Alla sua ostinata battaglia. Per restituire dignità e diritto a un pensiero offeso. Al rigore e alla forza delle sue parole. Instancabile. Ancora, dopo questi ultimi sedici anni passati a contare i giorni della non vita. Contro tutti quelli delle tante parole e “principi” e codicilli vomitati davanti al dolore degli altri. Pensando a quest’uomo che, in sedici anni, la parola “dolore”, ricorda, non l’ha mai pronunciata. Perché è cosa privata, e nulla c’entra con la sua battaglia. “Per lei, dice, quello che faccio è solo per lei”. Inquieta piuttosto sentire l’obiettore di turno definirsi ‘addolorato’ delle parole di lui. Sentirsi addolorato… chi, e perché… Bisognerebbe essere più attenti, più cauti con le parole, e con il sentire, profondo, degli altri.