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    Lo spazio del nulla

    Passando, e ancora passando. Giorno dopo giorno. Lungo la strada di sempre. Stessi negozi, stesse auto, stessi rumori, un po’ piu’ grigio, forse, il cielo, per accumuli della polvere degli scarichi, che nera riveste anche le foglie di magri alberi. Ma non riempie il vuoto delle assenze. Delle donne, di qualche vecchio, anche, che si incontravano ogni mattina, all’andata, ogni sera, al ritorno. In attesa di elemosina, magari anche di qualche parola. Torneranno, mi ero detta. Ad occupare lo spazio accanto a quell’albero, a destra del semaforo, sotto l’arco del piazzale, ai piedi della statua di san Francesco… Come sempre, torneranno, mi ero detta. Passata un po’ la brutta aria, dopo tanto tuonare di “pulizie”, “sicurezze”, “allarmi”. Ma vedo solo questo sporco nitore. Ancora nessuno torna. Chissa’ dove saranno stati mandati a nascondersi. Chissa’ quanto timore avranno davvero di tornare. Ma qui il vuoto, a volte e’ vertigine. Strana impressione, come di camminare sul bordo di una voragine. La stessa, impressione, provata attraversando da un oceano all’altro le terre dell’America del nord. Scoprendole piene del vuoto assurdo dei suoi nativi. E pensarli, scacciati, schiacciati, per fare spazio a tanto nulla.

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