Oggi volentieri ospito questo bell’articolo di Grazia Sotis, della Loyola University Chicago, a proposito di uno spazio dedicato alla poesia nell’Expò di Milano. Ospite dell’appuntamento, fra gli altri, Anna Rita Persechino, ricordate? Fiabe aurunche, e tanti altri poetici scritti… L’articolo, dunque, dal titolo : La poesia narra di Nutrimenti…
“L’Expo’ 2015 ha ospitato la presentazione dell’Antologia di poeti italiani dal titolo Nutrimenti, a cura di Nicoletta Di Gregorio, nell’edizione Tracce di Pescara. L’incontro è avvenuto il 27 giugno nella Casa Abruzzi a Milano. In copertina del testo il lavoro dell’artista Sandro Visca interpreta i versi di Dante, “considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti”, in perfetta sintonia con il tema del volume che raccoglie settanta liriche a testimoniare l’importanza del cibo e della fame nel mondo. Riappropriarsi del cibo come valore è acquisire consapevolezza della sua provenienza: “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” è il tema dell’Expo’, e questa raccolta è, come affermato nell’introduzione dal Presidente dell’Associazione Pescarabruzzi Nicola Mattascio, la scommessa editoriale per proporre la poesia come terreno di riflessione per una riconquista dell’equilibrio fisico ma soprattutto mentale e (…) spirituale. Riappropriarsi del cibo inteso come valore è volto a fronteggiare gli squilibri e i paradossi che imperano nella società e nel mondo di oggi: presenza di persone ipernutrite/malnutrite nelle parti più ricche del pianeta e la fame in altre. E’ indicativo il termine oggi coniato per riflettere questo stato: food insicure, definizione che investe anche la sfera mentale della persona. Una terminologia questa che si aggiunge ad altre già radicate, anoressia, bulimia, ed è sintomo degli squilibri del corpo e della mente.
Contenuti molto incisivi quelli delle liriche che, oltre a stabilire un nuovo rapporto con la parola, si arricchiscono di possibilità, come avvenuto nello sviluppo dell’iter culinario, e come del resto attestano documenti, testi, l’arte. Riproporre un equilibrio fra l’uomo e la natura implica il riconoscere il valore e il rispetto di quest’ultima che dà nutrimento. Fortunatamente esistono ancora oggi società, come gli Tsimani della Bolivia, che ricavano il cibo dal fiume, dalla foresta, dai giardini o dai campi ricavati dalla stessa foresta. La loro è una vita in accordo con la natura, una vita vissuta nel segno del rispetto di ciò che essa generosamente offre all’uomo. Per queste popolazioni la natura è il grande albero di Avatar, fonte di ispirazione, di energia vitale e spirituale.
La poesia narra di sensazioni generate da un sapore, da un odore, da un colore, dal tatto, da un’immagine, narra di un ricordo che è anche storia di migrazione intellettiva, di come la mente del poeta è alla ricerca di spazi e terreni fertili per alimentare qualcosa di nuovo, un po’ come la migrazione dei prodotti della terra.
Anche la poesia diviene testimone di cambiamenti alimentari e del gusto, è la campitura dove avviene il recupero o l’affermazione dell’identità del poeta la cui capacità evocativa fa affiorare la memoria e permette il recupero di rapporti familiari e sociali. La mente, l’anima del poeta è capace di spaziare laddove non esistono barriere che delimitano campi e paesi. La poesia documenta non solo i cambiamenti alimentari e del gusto della nostra società, ma recupera rapporti familiari, sociali, ed evoca antiche sensazioni e tradizioni. Proponiamo la lettura della poesia, inclusa nell’Antologia, di Annarita Persechino che, attraverso i versi, racconta il territorio aurunco:
Il gelso
Delle masserie aurunche
Amato gelso
Sacro al nome di Ludovico il Moro
Ombra delle mie radici
Tempio tessitore di Vesti Regali
Raccontami la favola di ieri e di oggi
Canta le storie millenarie dei padri
Insegna le fatiche e le battaglie dei tuoi fratelli
E senza tempo dona la tua freschezza
Non lasciare che l’acqua si riscaldi
Ancora all’ulivo rendi l’antica ruota
E offri calici di vita
In ombrelli colorati ponili
Come vassoi alati
In memoria della voce.
Forse è doveroso citare un Poeta, Walt Whitman, e la sua lirica The Compost ( Il concime da Ruscelletti Autunnali) perché oggi essa è riproposta nella chiave di lettura ed interpretazione eco-critica: anche l’uomo è cibo per la natura, il rapporto simbiotico è totale e universale tale da ripristinare l’equilibrio fra uomo e ambiente, e la natura è dove avviene la crescita e il rinnovamento. Whitman asserisce la forza della natura, il valore intrinseco di essa, il rispetto di essa che dà i suoi frutti, nutrimento dell’uomo. Il verso finale raccoglie e sintetizza il concetto di crescita e di rinnovamento sia fisico sia mentale: “E concede agli uomini così divine sostanze, e ne accetta alla fine siffatti detriti” (trad. di Enzo Giachino).
Grazia Sotis