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    La pietà

    Gatto Randagio, questa settimana, severo e mistico.. ma come si fa?

    Ripensando, agli incontri della Fao, che ha celebrato i suoi settant’anni d’età, a quell’opera di pace che, parola di Mattarella, è contrastare la fame, opera di pace che mai si è davvero compiuta e chissà se mai si compirà… pensando, alle tante parole e alle nulle azioni… Uno scandalo che deve finire, certo, come non unirsi al coro, anche se lo scandalo al quale qualcuno chiede da tempo di porre termine è anche l’enorme costo di enti che proprio di fame si occuperebbero, spesso un bel business, diciamoci la verità, per i “professionisti della cooperazione”. Basterebbe dare un’occhiata alle cifre, con troppi zero, del costo delle strutture di quegli enti… Ma, va bèh, oggi non remiamo troppo contro. Guardando piuttosto alle aprole, e alle azioni, del papa dell’oggi, è tornato alla mente l’azzardo del papa di un tempo neanche poi troppo lontano… 

    Già, quella strana idea che poco tempo prima di morire Paolo VI coltivò nel suo cuore e che avrebbe potuto cambiare il mondo. Ne ritrovo il racconto  aprendo (..) un vecchio numero de “Il Diario”, ripescato fra riviste che non mi decido a dare via. Un numero del febbraio del 2002, pensate un po’. Papa Montini, dunque. Non e’ difficile immaginarne il volto pensoso (lo stesso volto sofferto del papa che aveva chiesto “in ginocchio” agli uomini delle Brigate Rosse di liberare Moro), il volto di un uomo che trova insopportabile il pensiero di tanta miseria che affligge il mondo. Ed ecco che gli balza in mente un’idea un po’ folle, un pensiero, piuttosto, da sussurrare a bassa voce: vendere il più grande tesoro del Vaticano, La Pietà, si’, il forse più famoso marmo di Michelangelo, per donare tutto il ricavato agli affamati del mondo.

    Quanti conoscevano questa storia? Il Diario, in quel vecchio numero ( e sono felice di non aver fatto pulizia nell’archivio), ricostruisce quella vicenda che era stata riportata nel libro di memorie di Daniel Wildestein, un noto mercante d’arte che, a un certo punto della sua vita, aveva deciso di raccontarsi a un giornalista dell’Express. Ne era nato un libro, “Marchands d’art”, pubblicato a Parigi. Un lunghissimo racconto dove c’e’ tutta la storia della sua famiglia, fino a tre generazioni prima. Dove c’è tutto, proprio tutto, compreso quell’incredibile episodio dell’incontro con papa Montini e di quella sua pazza idea. Vale la pena di ricordare.

    Dal libro Wildenstein (traduco dal testo riportato in francese, scusate qualche imprecisione): < Il Santo Padre allora: “Io vorrei adesso parlarvi della mia più grande preoccupazione. La povertà del terzo mondo. Le persone muoiono di fame e noi rimandiamo l’immagine d’un Vaticano che vive su un trono d’oro. Questa idea mi è insopportabile. E’ necessario che la Chiesa mostri d’essere davvero pronta a donare tutto ai poveri. Ecco perché ho bisogno di voi. Voglio affidarvi una cosa molto importante da vendere per noi. (…) La pietà di Michelangelo”… Io gli dissi: “ Mi dispiace sinceramente. Ma devo rispondervi subito: non lo farò- (…) ma io ho l’impressione che se farete questo, ciò potrebbe portare danno ed essere cosa molto grave per la Chiesa. (…) Immaginate? Un ebreo che vende la Pietà di San Pietro? Mi crocifiggerebbero….!”>

    Già, un’idea folle. Avrebbe potuto davvero cambiare il mondo. Avrebbe potuto, soprattutto, cambiare la Chiesa. Un’idea ancor più pericolosa, dunque, della quale, forse, era meglio cancellare ogni traccia. Infatti… Confrontando con l’originale l’edizione italiana di quel libro, i redattori de Il Diario scoprono che le tre pagine che parlano di quello storico incontro sono scomparse. Il Diario puntualizza di avere interpellato la casa editrice torinese Artena, che aveva tradotto il libro. E Artena aveva comunicato di avere subito forti pressioni da parte del Vaticano perché nella versione italiana fosse tolta ogni menzione all’avvenimento riguardante La Pietà e il progetto di vendita di tesori artistici del Vaticano.

    A margine. Certo. Un’idea rivoluzionaria. Intollerabilmente rivoluzionaria. Ma papa Montini era stanco, viene da pensare si sia detto, e quando si è tanto stanchi da sentirsi vicini alla morte, a volte non si è troppo in sé…  Viene da pensare, ancora più a margine, a quel non essere in sé” che aveva dettato le lettere di Aldo Moro dalla prigionia ( Moro, l’amico per il quale Montini pregò in ginocchio gli uomini delle Brigate Rosse). Anche lui, Aldo Moro, troppo vicino alla morte per essere in sé. I suoi, pensieri irriconoscibili… di un uomo che voleva addirittura essere salvato ( e i suoi non lo riconobbero), come irriconoscibile quel pensiero di papa Montini, che voleva salvare il mondo. Follia di vecchi… ( ma non era stato ancora papa Montini ad aver rinunciato molti anni prima alla tiara papale per metterla in vendita e aiutare i bisognosi?). Follia di vecchio irragionevole. Come un bambino. Ma gli uomini, da vecchi, si sa, diventano sempre un po’ bambini. Lasciamoli ai loro sogni, difendiamoci dai loro sogni, avrà detto allora qualcuno in Vaticano.

    Ma chissà che il Papa dell’oggi, con il suo desiderio di una chiesa povera per i poveri, con le sue parole che subito diventano azioni… oggi una doccia sui confini del colonnato, domani un invito a un concerto in prima fila addirittura in Vaticano, dopodomani, chissà…, guardandosi intorno, passando in rassegna tutti quei tesori, così ben protetti, dietro le cancellate delle Chiese, davanti all’intollerabile vista di chi, sui confini delle tante nostre cancellate, di notte, si accampa per dormire…

     

     

     

     

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