Un giovane consigliere di un Municipio di Roma, poco più che ventenne, mi è stato presentato da amici e ho avviato con lui un’interessante discussione. Era informato di molte cose del suo quartiere, ha fatto un’analisi dei traffici illeciti legati allo spaccio di droga degno di un investigatore, un’analisi delle microeconomie di quartiere, delle ragioni di conflitti tra commercianti e residenti su parcheggi e sensi unici da trenta e lode in economia e sociologia. Tra me e me pensavo: dovresti fare il presidente del Municipio… Ma poi scopre il suo lato debole e mi dice sconsolato: “capsico bene la situazione, so quello che si potrebbe fare ma… sono un ‘cane sciolto’…”. “Cane sciolto”… ( c’è bisogno di spiegare?) è chi non fa parte di un sodalizio che sia esso politico o mafioso o sportivo o di nuovi culti new wave. Nulla di nuovo, guardandosi intorno., guardandosi dentro… Eppure sono rimasta molto colpita dalla discrasia tra la brillante esposizione della situazione e il mortificante senso di resa di fronte alle logiche dei partiti che di solito premiano chi obbedisce alla catena di comando e penalizzano che esprime opinioni individuali. Povero amico… mi ha descritto la ferocia di vecchi consiglieri municipali, sulla breccia da oltre 20 anni, che arriverebbero ai coltelli per contendersi quattro voti, che fanno gli intermediari di piccoli affari, hanno spiccatissimo il senso del “particulare” e ti guardano sgomenti quando gli parli dell’interesse generale. Pensano forse che sia (…) la percentuale di rendimento di esotici investimenti finanziari…
Ma perché si usa il termine ‘cane sciolto’ in termini così dispregiativi? Mi sono domandata se negli States ci sia una definizione simile. Forse c’è ma sicuramente ha un altro senso. L’America è cresciuta col mito dell’individuo, professa un certo randagismo, il ‘cane sciolto’ di solito è l’eroe solo contro tutti che vince quasi sempre contro le ingiustizie. Nel nostro paese un ‘cane sciolto’ è persona che dà fastidio, piuttosto disprezzabile e da tenere ai margini, perché è un perdente, un ingenuo, uno che non ha capito “come gira il mondo”.
Ma perché mai si considera come norma che i cani debbano essere legati ad un guinzaglio e ad un padrone, e non appartenere a nessuno assume un significato negativo… Da coinquilina di un gatto, pensandoci bene… non accade così con i gatti che sono per natura randagi e anche quando addomesticati non rinunciano alla loro individualità. Questa considerazione, che rapidamente ha attraversato la mia mente, mi ha portato a dire al giovane consigliere che se considerarsi un cane sciolto, vista l’accezione, alla fine è cosa deprimente, che si veda piuttosto come un gatto randagio… Vuoi mettere! Una bella differenza… ben altra dignità… anche perché se a un cane, benché ‘sciolto’, sotto sotto si spera sempre di riuscire prima o poi ( poveri illusi!) di mettere un guinzaglio… con i gatti si sa da subito che non ci sarà mai proprio nulla da fare…
Bèh che ne dite? Propongo questa modesta riflessione, come “manifesto del cane sciolto!…ops… del gatto randagio”